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Fini-Berlusconi, prove di pace

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Il premier Berlusconi con il presidente della Camera Fini

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Centoquarantacinque minuti di colloquio, al termine dei funerali solenni per le vittime dell'attentato di giovedì a Kabul, complice il mediatore di sempre. Gianni Letta offre al premier Silvio Berlusconi e al presidente della Camera, Gianfranco Fini, la sua casa nel quartiere residenziale romano della Camilluccia per un incontro chiarificatore. Il condominio, una palazzina color pesca, è protetto da un cancello automatico ancor prima che dalle scorte dei due politici. I due volevano mantenere segreto il luogo dell'incontro, ma il tentativo è stato vano. Fondatore e cofondatore del Pdl discutono davanti a un menù approntato per l'occasione. Chissà che non abbiano mangiato quel pesce con cui i due siglarono, nel luglio 2008, il «patto della spigola» e in cui promisero di «parlarsi di più» e chissà se per dolce si saranno visti servire l'ormai celebre crostata di casa Letta che sancì la nascita della bicamerale per le riforme negli anni Novanta. Sulla tavola imbandita da Letta, come «menù», le richieste avanzate da Fini nelle scorse settimane per una «maggiore democrazia interna al Pdl» e un «cambio di marcia», ma anche i temi dell'immigrazione, del testamento biologico, delle regionali 2010. Finora i due si sono sempre incontrati alla Camera, ma oggi, dicono dallo staff di Fini, si tratta di un «incontro politico» e non istituzionale. Nessuno ha rilasciato dichiarazioni, ma il premier all'uscita si è rivolto ai cronisti che li attendevano e, rimanendo dentro l'auto, ha fatto il segno del pollice in sù, per indicare che il vertice ha avuto esito positivo.

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