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"Ci costituiremo parte civile"

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«Siamo pronti a costituirci parte civile nell'eventuale processo contro i responsabili della situazione che si è venuta a creare in Calabria con i rifiuti tossici». Lo hanno detto gli esponenti di Legambiente - tra i quali il vice-presidente Sebastiano Venneri - che si sono recati dal procuratore di Paola, Bruno Giordano, per chiedere informazioni sullo stato delle indagini sul ritrovamento di una nave sospetta al largo di Cetraro, nel Tirreno cosentino. Gli ambientalisti hanno detto, a margine dell'incontro, di non essere convinti «che la risposta del governo sia adeguata alla richiesta dei cittadini» di bonificare e mettere in sicurezza l'area interessata dalla presenza di rifiuti tossici. Secondo gli ambientalisti «la questione non riguarda solo la Calabria e non solo la 'ndrangheta, ma coinvolge altri apparati internazionali e anche appartenenti allo Stato», è la denuncia di Venneri. Intanto Legambiente Toscana ha chiesto «l'intervento della Regione, della Capitaneria di Porto e di tutte le autorità preposte al controllo del mare, dopo le rivelazioni del pentito dell'ndrangheta Francesco Fonti, secondo il quale una nave dei veleni carica di scorie tossiche sarebbe stata affondata al largo di Livorno». «Si tratterebbe - ricorda l'associazione - di un carico di scorie tossiche provenienti da un'industria del Nord». Comunque, la nave scoperta nei fondali di Cetraro non è l'unico mistero dei veleni. L'elenco è lungo e imbarazzante. Ecco alcuni casi significaytivi, come quello della motonave Nikos I, sparita nel 1985 durante un viaggio cominciato a La Spezia per giungere a Lomè (Togo), probabilmente affondata a largo tra il Libano e Grecia; della Mikigan, partita nel 1986 dal porto di Marina di Carrara e affondata nel Tirreno Calabrese con tutto il suo carico sospetto. Il 21 settembre del 1987 a 20 miglia da Capo Spartivento in Calabria, naufragò invece la Rigel, unico caso in cui - grazie alle denunce di Legambiente - è stata ricostruita almeno in parte la verità giudiziaria. Dicembre 1990 è la motonave Rosso (ex Jolly Rosso) a spiaggiarsi lungo la costa tirrenica in provincia di Cosenza. Nel 1989 sarà la motonave maltese Anni ad affondare a largo di Ravenna in acque internazionali mentre nel 1993 sarà la Marco Polo a sparire nel Canale di Sicilia e ancora nel novembre del 1885 affonda a largo di Ustica la nave tedesca Koraline. 21 settembre 1987 la motonave Rigel fa naufragio a 20 miglia da Capo Spartivento. Grazie alla denuncia di Legambiente parte l'inchiesta della magistratura. Un procedimento giudiziario per truffa ai danni della compagnia assicurativa accerta che si trattò di uno strano affondamento: la merce dichiarata per ottenere il risarcimento del danno non era in realtà mai salita a bordo. L'ispezione del carico dal porto di partenza di Marina di Carrara non fu mai effettuato, grazie alla corruzione del funzionario doganale incaricato. Coincidenza significativa: Giorgio Comerio segnala questo evento sulla sua agenda personale: «La nave è affondata». Dopo l'affondamento inoltre l'equipaggio è sparito e non fu più rintracciato neanche il comandante. (fonte: Legambiente, L'intrigo radioattivo, 1996) Agosto 1989 la motonave maltese Anni affonda in Alto Adriatico durante il viaggio dal Pireo a Ravenna, in acque internazionali. (fonte: Legambiente, Rifiuti radioattivi: il caso Italia, 1995). 14 dicembre 1990 la Jolly Rosso si trova in difficoltà al largo di Vibo Valenzia, viene trainata e finisce per spiaggiarsi a Capo Sudero. (fonte: Legambiente, L'intrigo radioattivo, 1996) 1 febbraio 1991 affonda la motonave Alessandro I nei pressi di Molfetta: la responsabilità è attribuita ad un errore del comandante, mentre i dati tecnici hanno dimostrato che la stabilità della nave era tale da rendere possibile l'ingavonamento (ossia la disposizione sul fianco). (fonte: Zona Nucleare, Le inchieste e le indagini avviate dalle Procure negli anni '90, 2006) Maggio 1993 all'altezza del canale di Sicilia affonda la Marco Polo. Alcuni container “persi” dalla motonave vengono trovati quasi un anno dopo in mare, al largo delle coste della Campania. Dalle misurazioni effettuate è stata riscontrata una radioattività da torio 234, con valori almeno cinque volte sopra la media. (fonte: Legambiente, Terre Blu, 2004) 1 marzo 1994 Comincia il viaggio della Korabi Durres dal porto di Durazzo: il carico ufficialmente è denunciato come rottami di rame. Il 2 marzo la nave giunge nell'antiporto di Crotone, e il 3 viene ispezionata dalla locale Capitaneria di Porto che sospetta un trasporto clandestino di profughi albanesi. Invece nella stiva figurano effettivamente solo rottami di rame gettati un po' alla rinfusa: 1200 tonnellate. La nave viene comunque scortata per 15 miglia da una motovedetta: procedura singolare dal momento che tutto risultava in ordine. Successivamente da Crotone viene allertata la Capitaneria di Porto di Palermo dove la Korabi arriva il 4 marzo. Le autorità marittime, oltre a ripetere i controlli già effettuati a Crotone, effettuano anche dei rilievi per valutare eventuali tracce di radioattività: il controllo dà esito positivo, e il carico di radioattività risulta superiore ai limiti previsti dalla legge. Viene negato alla nave il permesso di scaricare il proprio carico e di entrare nel porto di Palermo. Il 9 marzo la nave riparte da Palermo con destinazione Durazzo, ma il 10 la nave compare nelle acque di Pentimele, nei pressi di Reggio Calabria, senza presentare tracce di radioattività ai nuovi controlli delle autorità marittime. Parte così l'inchiesta giudiziaria per accertare un eventuale scarico in mare da parte della suddetta nave. La nave scompare poi fino all'aprile 1995. Il circolo di Legambiente di Catanzaro raccolse in quel caso puntuali testimonianze da un gruppo di sub circa la sosta anomala di una motonave, durante quei tre giorni, a ridosso della cosiddetta fossa di Badolato, profonda oltre 1000 metri. (fonte: Legambiente, Rifiuti radioattivi: il caso Italia, 1995) 20 Marzo 1994 A Mogadiscio, un commando somalo uccide Ilaria Alpi, inviata del Tg3 Rai, e l'operatore Miran Hrovatin. I due erano in Somalia per seguire la guerra tra fazioni che stava insanguinando il Paese africano e le operazioni militari lanciate dagli Usa, insieme ad altri paesi tra cui l'Italia, con il nome di «Restor Hope». Stando alle numerose testimonianze in loco, poco prima dell'omicidio i due giornalisti stavano indagando su un traffico di rifiuti e armi che vedeva coinvolto il nostro paese e la stessa Somalia. 13 dicembre 1995 Durante un viaggio verso La Spezia, decisivo per le indagini sullo spiaggiamento della motonave Rosso, il capitano di corvetta Natale De Grazia muore improvvisamente in circostanze a dir poco sospette: gli esami autoptici e le perizie predisposte dalla magistratura non hanno mai fornito risposte certe sulle cause della morte. Va rilevato che il capitano De Grazie era uno dei più attivi e capaci collaboratori dei magistrati calabresi e che la sua morte fu un colpo mortale per il prosieguo delle indagini. Nel 2004 il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi conferì alla memoria del capitano De Grazie la Medaglia d'oro al valore di Marina.

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