Il terrorismo non deve vincere

Squilla il telefonino, guardo il numero: è uno dei miei amici della Folgore che si trova con gli altri a Kabul. Le poche notizie che riesce a dare sono agghiaccianti. Oggi è una tragica giornata, ho perso degli amici, sono morti i miei ragazzi. Tutto ciò non deve intimorirci, il terrorismo non può e non deve vincere. Il dovere di tutti noi è di restare vicini ai nostri soldati, dimostrare che il loro sacrificio non sarà vano. I soldati italiani conoscono i rischi cui vanno incontro e per questo sono addestrati, purtroppo non esiste difesa contro chi in maniera subdola, da veri vigliacchi, attenta alla loro vita mettendo ordigni o facendosi saltare in aria. Chi, in questi momenti chiede maggiore sicurezza, parla per il solo gusto di farlo. Chi in queste ore cercherà un colpevole lo farà per il solo piacere di criticare senza capire che non ha senso. Ora più che mai i nostri soldati devono sentire la vicinanza di tutta la nazione. Operare in un paese straniero, rischiare la vita ogni giorno e poi leggere o sentire che da alcune parti viene messo in dubbio l'efficacia del proprio operato è deprimente, sconfortante per chi rischia in prima persona. Prima di giudicare andiamo sul campo, rendiamoci realmente conto dell'aiuto che i nostri militari danno ad una popolazione più sfortunata di noi e solo dopo possiamo dare un giudizio. Verrà fuori il discorso della sicurezza dei nostri mezzi: il Lince in questo momento è il mezzo più sicuro. Se poi una macchina carica con 150 chili di esplosivo ti viene contro non vi è difesa possibile. Oggi ci sarà chi chiederà il ritiro del contingente italiano senza capire che sarebbe una sconfitta per tutti: i nostri soldati non amano le sconfitte. Conosco molto bene tutti i ragazzi che operano in quel territorio, se si potesse chiedere loro se restare o rientrare la risposta sarebbe unica: restiamo, FOLGORE.