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"Non colpevolizziamo l'Islam"

Dafani Sanaa la ragazza di 18 anni uccisa

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La comunità musulmana nelle ore successive all'omicidio di Sanaa Dafani, sgozzata dal padre perchè legata sentimentalmente ad un italiano, ha preso le distanze. «L'Islam non c'entra, è una tragedia dettata dall'ignoranza» ha affermato l'Imam di Pordenone, Mohamed Ovatiq, commentando la vicenda. «Provo un dolore inimmaginabile per questa tragedia - ha detto Ovatiq - ma non si può colpevolizzare l'Islam. L'omicidio è ingiustificabile».   L'Imam Ovatiq conosce il padre di Saana, «una persona - ha riferito - dal carattere chiuso, introverso. Non ha mai voluto frequentare la moschea nonostante più volte l'avessimo cercato». Secondo l'Imam, «l'uomo ha problemi personali, difficoltà che non c'entrano con il credo religioso. Il padre di Saana - ha riferito - è sempre vissuto isolato rispetto alla comunità; non pregava mai. L'islam non c'entra. È un dramma maturato nell'ignoranza, nella mancanza di educazione».   Nel Pordenonese sono circa 7.500 i fedeli musulmani - ha riferito l'Imam Ovbatiq - e di questi circa 3.500 partecipano alle feste più importanti e frequentano il centro islamico cittadino. Ora la diocesi di Pordenone e l'Imam della città friulana lanciano un appello: i giovani immigrati cerchino l'integrazione, evitando guerre di religione e valorizzino tutti i momenti di incontro. Il delitto di Sanaa - dicono - non sia strumentalizzato, non sia terreno di scontro, ma una lezione per tutti. Nè l'Islam, ne' alcuna religione possono giustificare l'omicidio - affermano - non possono esserci motivi religiosi dietro gesti come questo, ma solo violenza». Una «condanna netta» non solo nei confronti di chi ha ucciso Sanaa ma anche verso tutti coloro che compiono «qualsiasi atto contro la vita» l'ha espressa il presidente dell'Unione delle comunità islamiche italiane (Ucoii) Mohammed Nour Dachan, augurandosi che l'omicidio di Pordenone non fornisca l'occasione per un «attacco all'Islam». «La situazione della famiglia in Italia ha raggiunto i livelli più bassi e la vita umana, per alcuni soggetti, ormai non ha più valori. Per questo i telegiornali sono pieni di casi di omicidi in famiglia». afferma Dachan, ribadendo che l'Ucoii «condanna qualsiasi atto contro la vita e contro le persone: se uno è un credente e crede in Dio, non deve mai fare gesti estremi». «Ora speriamo - conclude - che gli sciacalli e gli xenofobi non colgano l'occasione per attaccare la religione islamica».

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