Berlusconi e la forza del sorriso
Lo diciamo subito così non rischiamo di essere fraintesi: il Berlusconi di martedì sera in tv non ci è piaciuto poi così tanto. Si badi bene: la nostra critica è di matrice assai diversa da quelle che sono piovute da sinistra, intrise come sono di pregiudizio ostile verso il Presidente del Consiglio. Noi critichiamo la prima serata sull'Abruzzo perché Berlusconi vi si è presentato commettendo due errori che ora proviamo ad illustrare, errori che poco hanno a che vedere con il risultato di ascolto (non eccezionale, certo, ma nemmeno così strano per un programma d'informazione in prima serata privo di quei feroci duelli all'arma bianca che fanno i numeri veri di Ballarò o di Anno Zero. Il primo errore (quello meno grave) è stato accettare di vestire un abito poco consono al ruolo ricoperto. Berlusconi è persona vera e solida, fatta di concretezza e contatto con la gente. Non a caso parla semplice e si tiene alla larga dalle mille espressioni barocche che tanto riempiono l'eloquio dei politici italiani. Questo però non significa che deve dimenticare di essere il capo del governo, anche quando illustra le dotazioni delle nuove abitazioni per i poveri terremotati. Una certa indulgenza nel dettaglio, nel particolare d'arredamento o tecnologico, finisce per abbassare troppo il livello del discorso, rischiando il corto circuito tra ruolo ricoperto e (giusta) volontà di spiegare tutto per bene. In sostanza Berlusconi avrebbe fatto meglio a lasciarsi affiancare maggiormente nella spiegazione degli aspetti più minuti, riservandosi il ruolo di «ispiratore» di una grande operazione di solidarietà i cui tempi (e le cui modalità) incontrano il favore della gran parte degli italiani, anche di quelli che votano a sinistra. Ma c'è un secondo punto che ci sta ancora più a cuore. Per spiegarlo occorre rispondere alla domanda centrale che serve a cogliere la ragione più intima del travolgente successo popolare di cui Berlusconi è protagonista da molti anni. La domanda, in verità, è assai semplice. E suona così: perché Berlusconi piace a milioni di italiani? E perché ispira loro fiducia? La risposta c'è ed è anch'essa abbastanza semplice. Berlusconi piace perché è allegro, solare, ottimista, postivo, intraprendente. Magari anche un po' furbo, ma certamente carico di una voglia di fare (per sé e per gli altri) che passa di testa in testa come una vibrazione nell'aria. Egli è uomo dal travolgente ottimismo, capace di buttare il cuore oltre l'ostacolo anche nei casi più difficili. Questo è il motivo che lo ha reso così popolare, soprattutto se messo a confronto con troppi politici di professione freddi e calcolatori, subito classificabili come essenzialmente interessati a soddisfare il proprio tornaconto, ben prima di quello collettivo. Gli italiani (come è noto) non hanno buona opinione dei politici, mentre amano (non tutti, per carità) Berlusconi proprio perché è tutt'altra cosa. L'altra sera però, dimentico di questa opportuna impostazione, cosa ha fatto il premier? Ha scelto la strada dell'omologazione, della polemica politica in diretta, dell'invettiva contro tutto e tutti. Ha affrontato a muso duro Casini che era in collegamento telefonico (quindi anche in posizione di debolezza), mostrando irritazione per le sue parole. Fare così non paga in televisione, perché il posto giusto per le stoccate tra capi politici sono le interviste sui giornali, dove le risposte sono stampate e non escono dalla bocca. Ha poi attaccato duramente i mezzi d'informazione, all'insegna dell'epiteto «farabutti». Al di là del merito della questione, è già sbagliato il metodo, poiché arrabbiarsi in diretta tv (in assenza di un avversario di fronte) trasmette ansia ed insicurezza, caratteristiche che un grande leader (quale è Berlusconi) non deve mai avere. Di fatto il Cavaliere è andato in tv senza quella carica «positiva» che fa di lui un personaggio eccezionale, mostrando invece tutta la sua rabbia ed indignazione per le polemiche subite negli ultimi mesi. Umano? Certo che si. Opportuno? Certo che no.