Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

ONNA «Una bella casa, siamo contenti, finalmente possiamo cominciare a tornare alla normalità

default_image

  • a
  • a
  • a

Èstato un miracolo, più di così non potevano fare, hanno lavorato sempre, anche quando era festa, sotto il sole e sotto la pioggia», queste le prime parole di chi ieri ha ricevuto dal presidente Silvio Berlusconi le chiavi di casa. «Oggi (ieri, ndr) è una giornata speciale - ha fatto eco la moglie - non siamo più abituati a un tetto, da mesi siamo nelle tende. Dobbiamo ringraziare tutti». Nuove casette in legno accanto al vecchio paese. «Siamo contenti ma vogliamo tornare il più presto possibile nelle nostre case, dobbiamo ristrutturare il paese», ha detto Giustino Parisse durante la commemorazione davanti al nuovo asilo, ma lo ha ripetuto tanta gente, soprattutto quelli più anziani. «Rimane il ricordo del nostro paese - racconta Anna - la vita quotidiana, gli orti, gli animali. Siamo rimasti qui per non abbandonare nulla ma anche per non perdere la memoria dei nostri luoghi». Applausi e parole di apprezzamento da parte della gente per l'impegno dello Stato, della Protezione civile, ma soprattutto per la Provincia autonoma di Trento e per la Croce Rossa. «Il nostro paese riparte da questo giorno - chiede di scrivere Giovanni - siamo contenti ma non deve essere un punto di arrivo. Da oggi si ricomincia la ricostruzione, quella vera». \Tanta gioia anche per l'inaugurazione del nuovo asilo, nonostante quello vecchio non sia crollato. Ma l'edificio gestito dalle suore è in mezzo a case pericolanti. «Il nostro asilo - ha raccontato suor Lilia Lo Sterzo, responsabile della scuola - è una delle poche strutture che hanno resistito al sisma ma purtroppo si trova nel centro della zona rossa, circondata da edifici pericolanti, e quindi non può essere utilizzata. Grazie a questo edificio potremo riprendere le nostre attività in una struttura confortevole e bella, anche se non abbiamo mai smesso di stare con i nostri bambini». Un giorno di festa, ma non mancano gli scontenti. Sono i cittadini dei paesi vicini, quelli che non hanno avuto la fortuna di avere province come quella di Trento che si è impegnata in prima persona. «Subito dopo il terremoto - racconta un residente di Castelnuovo - ho scelto di rimanere nella tendopoli del paese, vicino al luogo di lavoro. Adesso ci mandano via, ci trasferiscono in albergo. Sistemazione dignitosa, sicuramente. Ma lontana, mi ritroverò ad Avezzano, se va bene, oppure a Sulmona, Roccaraso o Ovindoli. Non è una soluzione adeguata». La protesta monta ma le forze dell'ordine riescono ad evitare confronto e contatto con Silvio Berlusconi. «Castelnuovo ringrazia per il nulla», «Tempera dove andrà a settembre? No alla deportazione». Per loro rimane il sogno di una casetta vicino alla vecchia abitazione. Almeno per il momento.

Dai blog