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La Cisl spacca il fronte «Non manifesteremo»

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Lamanifestazione per la libertà di informazione a Piazza del Popolo a Roma è alle porte. L'invito, partito dalla Fnsi e dall'Usigrai, è per sabato prossimo, eppure qualcuno non solo ha già dichiarato di non condividere le motivazioni della protesta, ma ha anche annunciato la propria assenza. Poi, se a declinare l'invito, oltre al radicale Marco Pannella, ci si mette anche il leader della Cisl Raffaele Bonanni allora la manifestazione, oltre ad essere risuscita a spaccare per l'ennesima volta i sindacati, assume tutta un'altra rilevanza. L'annuncio l'ha dato proprio Bonanni ieri pomeriggio durante un'intervista rilasciata a Radio Radicale: «La manifestazione del 19 settembre è incompleta e per questo non aderiamo. Faremo un'altra battaglia, magari in solitaria, proprio perché, pur rispettando chi la sta organizzando, abbiamo, sul tema, opinioni decisamente diverse. Non parteciperemo perché sul merito della questione le posizioni non sono chiare e la situazione è imbarazzante. In questo momento si sta litigando su tutto. I giornali farneticano e spesse volte non solo si sostituiscono ai partiti ma puntano a prendere il posto della politica stessa. Ciò non va bene. Ci vuole un clima più sereno perché, se ci dovesse essere veramente un rischio per la libertà di stampa, questo ci sarebbe innanzitutto per quel clima di litigiosità molto forte che anche i giornali hanno contribuito a creare». Ma il vero problema, continua Bonanni, è un altro: «In Italia c'è una grave anomalia: la stragrande maggioranza dei media sono posseduti da imprese e banche, non ci sono editori puri. Le democrazie avanzate invece hanno bisogno di libera e completa informazione, ma questa non si può garantire perché in Italia quasi nessuno guadagna solo da questo mestiere. Perciò noi puntiamo ad un'informazione gestita da editori puri e speriamo che ci sia, a breve, una discussione chiara sulla libertà di informazione in ambito pubblico». Bonanni poi, sempre durante l'intervista, attacca anche la televisione di stato: «L'altro grande problema è la Rai, posseduta da tutti, maggioranza e opposizione, tranne che dai cittadini. La Rai quindi non solo non svolge più la sua funzione di televisione pubblica, ma partecipa anche a questo clima edulcorato che in tempi di crisi si trasforma in grave danno. È diventata come il mantello di Cristo, strappato e tirato da ogni parte tranne da quella giusta, ovvero quella utile agli interessi generali del Paese. La televisione pubblica è ormai solo strillata. Spesse volte manca di cultura e soprattutto al suo interno c'è un'occupazione abusiva dei partiti politici. Ma la democrazia italiana non è fatta solo dai partiti. Ci sono anche movimenti, sindacati e associazioni imprenditoriali. Insomma se c'è un'emergenza è quella». Infine un messaggio il segretario della Cisl lo manda ai colleghi della Cgil: «Il loro atteggiamento è risaputo essere molto attento ai problemi politici di parte. La mia organizzazione invece ha un'altra esperienza. Noi dialoghiamo con tutti nell'interesse dei lavoratori che rappresentiamo sperando che questi interessi possano convivere con quelli generali. Questo è il nostro sforzo. Difficile certo, ma tendiamo a questo».

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