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L'Abruzzo riparte, la sinistra non ci sta

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Franceschini e Bersani

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C'è un dubbio che serpeggia tra gli organizzatori della protesta del 19. Il timore che a manifestare siano i soliti noti. Nonostante la campagna apocalittica sulla presunta fine della libertà di stampa, il messaggio non è andato oltre una parte dei tifosi di Repubblica e de l'Unità. Ricordiamo, per semplicità, come si arriva a questa giornata. Repubblica pone dieci domande, ma lo sono per modo di dire. Basti pensare che si chiede a Berlusconi se adererirebbe a un nuovo Family Day o firmare una legge che punisce i clienti delle prostitute. Oppure se non ritiene di non potersi più candidare alla presidenza della Repubblica. Gli si chiede se usarà i servizi segreti e la polizia contro gli oppositori, soprattutto giornalisti e magistrati. Gli si chiede come sta in salute. Insomma non sono domande ma affermazioni denigratorie. Non sulla politica del premier, ma sulla sua persona. Alla denuncia per diffamazione, una possibilità che ogni cittadino ha quando si sente ingiurato, basti pensare a Fini che ha denunciato Il Giornale, è partito il lamento di chi ha gridato alla fine della libertà. È questa la realtà? No, ma è l'immagine dell'Italia che si vuole accreditare all'estero. Un Paese alle soglie di una dittatura. Ma siamo seri. Quale bavaglio è stato messo all'informazione italiana? Una querela per difendere il proprio onore non può essere confusa con un atto di prepotenza. I giornali ne ricevono tante, tutti i giorni e da sempre. Quando D'Alema denunciò Forattini allora era Pol Pot? L'aver cercato di portare la battaglia di un gruppo editoriale contro la persona del premier a un fatto nazionale e di libertà è il limite di questa manifestazione che viene proposta a un popolo della sinistra in questa fase spaesato. C'è il Pd che si lacera in vista del Congresso e che discute solo di possibili alleanze e organigrammi. Problemi che possono appassionare gli addetti ai lavori del Palazzo. Ma quei citttadini a cui all'inizio del 2000 la sinistra si rivolgeva, quelli, per riprendere il vecchio slogan, che non arrivano alla fine del mese, che interesse hanno a partecipare ai giochi di palazzo? Verrebbe la voglia di riciclare la battuta di Moretti: dite qualcosa di sinistra. O meglio di reale. La linea, invece, l'hanno imposta i radical chic con dibattiti da salotto lontani dalle esigenze dei cittadini. Non a caso adesso c'è chi si preoccupa nel Pd temendo che alle primarie difficilmente si sfonderà il muro dei due milioni di partecipanti, la metà di quelli dichiarati in altre occasioni. Il fatto è che i giornali italiani l'unico rischio che possono correre è quello di perdere lettori, non certo di essere zittiti. Si pubblica tutto e in gran parte riconducibile a posizioni di sinistra. In Rai non avviene altro che quanto accaduto in passato. E se ora si lottizza, lo si fa come sempre quando a Palazzo Chigi c'erano altri personaggi. Non solo, ma la crescita tumultuosa di Internet costituisce una garanzia aggiuntiva, nessuno può nenache pensare di mettere bavagli. E se giornalisti e politici si appassionano a questi temi, il Paese reale è tenuto fuori, lontano da chi pure ritiene di poter rappresentare le classi più deboli. Nel dibattito del Pd si sente parlare del problema della casa, delle difficoltà dei disoccupati? Della precarietà del lavoro giovanile? Si discute di sanità, di malasanità? Oppure di sanità si parla per le inchieste giudiziarie, che almeno ultimamente hanno toccato regioni guidate dalla sinistra? Sarebbe troppo chiedere ai candidati segretari del Pd quale piano abbiano per modernizzare il Paese? Oppure cosa avrebbero fatto di meglio di questo governo per i terremotati abruzzesi? Non hanno nulla da dire tanto il sindaco dell'Aquila qualche giorno fa ha accusato gli esponenti del suo partito, il Pd, di averlo lasciato solo. Non si fa fatica a credergli. Del resto chi ha notizia di iniziative sui problemi che stanno a cuore veramente agli italiani? Nessuno e non perché la stampa sia imbavagliata, ma perché non c'è nulla da raccontare. Il problema diventa Porta a Porta. Il contratto di Travaglio che proprio perché insulta chi governa dovrebbe avere garantito il posto in Rai. L'unica battaglia è quella guidata da un giornale partito. Ma è una battaglia di carta. Inutile. Parole di fuoco su una realtà virtuale da discussione elitaria. L'unica prospettiva è disturbare chi governa e basta. Senza obiettivi. E se la gente che lavora o è in difficoltà, che deve pensare a come affrontare affitti e mutui, i giovani in cerca di occupazione stabile, quello che una volta era il popolo della sinistra non sarà in piazza una ragione ci sarà. In compenso vedremo firme illustri del giornalismo italiano, attori, registi, uomini di cultura. Quelli che non hanno problemi ad arrivare a fine mese.

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