Kapò Rossi e leggi imposte a sprangate
Non erano samaritani. Aveva ragione l'immigrato che ha svelato a "Il Tempo" che cos'è l'ex scuola "8 Marzo" alla magliana, occupata due anni fa. Il suo è solo uno dei racconti che hanno fatto accertare ai carabinieri 23 episodi criminosi. Era tutto vero come aveva scritto Il Tempo per primo: gli immigrati cacciati e sprangati perché si rifiutavano di pagare "l'affitto" nell'ex scuola «8 Marzo» alla Magliana o arruolati per occupare, ma poi allontanat. Altro che «ammortizzatori sociali» dell'emergenza casa. I samaritani dell'«8 Marzo», secondo la Procura di Roma, avrebbero avuto il volto duro di «un comitato di occupazione», così viene chiamato dai magistrati nell'ordinanza, con poteri organizzativi e decisionali, che imponeva le sue leggi anche con l'uso di catene o bastoni. Due soli i capi, un uomo di 36 anni e una donna di 34 che facevano coppia nella vita, e un cassiere che incassava fino a 150 euro al mese ad "inquilino" per una stanza con bagno in comune; poi un organizzatore di manifestazioni e due scagnozzi. A questi sei, per la Procura al centro di un radicato racket delle occupazioni, sono stati contestati, a vario titolo, reati come estorsione, violenza privata, invasione di edifici, danneggiamento, e lesioni. Sono infatti addirittura 23 gli episodi criminosi nell'ordinanza firmata dal gip del Tribubale di Roma, Cecilia Demma. E coincidono con alcune delle dettagliate descrizioni dell'eritreo, che ha scelto Il Tempo per raccontare cosa succedeva nello stabile in via dell'Impruneta. Racconti ritenuti attendibili dal magistrato che ha autorizzato i provvedimenti di custodia cautelare, perché hanno superato il «vaglio rigoroso dell'attendibilità del narrato». I fatti, insomma, per il gip «sono descritti senza livore, hanno un contenuto verosimile, ed il racconto non presta il fianco a salti logici», dunque le testimonianze, quelle dell'eritreo e di altri immigrati, sono attendibili. Gli elementi a carico sono sostanzialmente costituiti - spiega il giudice nell'ordinanza - da dichiarazioni auto ed etero accusatorie rese da sei persone, tutti immigrati, e che sono corree degli indagati «per aver condiviso la condotta illecita di occupazione di immobile altrui, di proprietà del comune di Roma». I primi a indagare sono stati i carabinieri di Villa Bonelli da dicembre 2008. Secondo quanto accertato esisteva una sorta di vero e proprio regolamento con tre regole ferree alle quali gli occupanti della ex scuola alla Magliana dovevano sottostare per evitare ritorsioni, comprese le aggressioni. Le regole, contenute in un documento sequestrato dai carabinieri, consistevano nell'obbligare chi si trovava nei locali della ex scuola 8 Marzo a partecipare alle manifestazioni e cortei dedicate all'emergenza abitativa nella capitale, a pagare una somma di 15 euro mensili per ogni componente del nucleo familiare (ma un testimone dice che il conto sarebbe arrivato a 150) e contribuire alla custodia di bastoni, mazze di ferro e bottiglie molotov. Chi si rifiutava, hanno raccontato diversi immigrati, veniva cacciato dallo stabile occupato e, spesso, minacciato e picchiato. Una donna racconta di aver pianto e implorato, ma di essere stata trascinata via e buttata sulla strada con la figlia in una fredda sera d'inverno. Quando decise di rivolgersi dai carabinieri di Villa Bonelli, le fu prima impedito di parlare con i militari e poi venne cacciata, e minacciata con bastoni e catene. Un immigrato, tra il dicembre 2008 e il marzo scorso, effettua tre deposizioni. Oltre a riferire riguardo il costo per stare alla «8 marzo», ed alla presenza di armi improprie - bastoni, bottiglie e catene - da utilizzare in eventuali scontri con le forze dell'ordine, parla anche di un presunto furto di rame che avrebbe portato un profitto di oltre 10mila euro. L'uomo racconta anche di un pestaggio, subìto mentre si trovava a piedi in via dell'Impruneta. In base anche ad un certificato medico, nei primi giorni del giugno scorso, l'immigrato venne picchiato da uno degli uomini che ieri sono stati arrestati. In particolare riferisce di essere stato colpito al volto con una mazza di ferro, in seguito al pestaggio ha perso un occhio. Botte e minacce: «questo perché hai denunciato l'occupazione». Un altro extracomunitario, è stato invece cacciato per non aveva partecipato alle riunioni. Ma siccome non si allontanava dalla «8 marzo», venne picchiato con bastoni e catene. Preso a calci. E lungo il percorso, che andava dal letto dove dormiva, all'uscita, qualcuno gli diede anche una martellata ad una gamba. «Non andare all'ospedale e non fare denuncia altrimenti fai una brutta fine». E ci sarebbe stato anche un tentativo di violenza sessuale fallito per le grida della vittima. Secondo il giudice non emerge l'esistenza di un sodalizio criminoso stabile. «L'occupazione non si pone come risorsa che alimenta un gruppo organizzato, ma è lo scopo di una consorteria di persone che, raggiunto tale obiettivo provvisorio, decidono di lucrare quanto è loro possibile». Gli allontanamenti dalla «8 marzo» appaiono di particolare gravità al gip. «La cacciata dell'indesiderato era preventivamente deliberata ed era cagionata non solo dalla morosità ma anche e soprattutto dalla indifferenza del programma politico degli occupanti, che con tali modalità finivano per selezionare gli occupanti in relazione alla condivisione del proprio programma».