Addio all'Italietta indulgente
E c'è Casini che sogna il Grande Centro e alle prossime regionali farà alleanze con Il Pdl «ma anche» con il Pd. E c'è Franceschini che contende la segreteria del Pd a Bersani che però sembra avere già vinto, mentre l'unica cosa certa è che Marino ha già perso. E c'è D'Alema che si ricorda con ampio ritardo di aver conosciuto Tarantini, mentre Veltroni scrive un libro e lo intitola «Noi». Noi chi, verrebbe da dire. C'è un voi e c'è un noi, c'è un dibattito politico spesso avulso dalla realtà e c'è la vita di tutti i giorni, quella che questo giornale ha raccontato per primo e che oggi diventa il titolo di prima pagina. Il lavoro appassionato di Grazia Maria Coletti e Fabio Di Chio ha portato alla luce una storia incredibile, quella della scuola occupata da anni dove gli occupanti sono (sarebbero è meglio dire, fino a sentenza del tribunale) diventati aguzzini, capaci di sfruttare persone ancora più sfortunate. I carabinieri ieri hanno fatto una retata ma tutto ciò non ci basta. Oggi vogliamo dire chiaro e forte che la nostra città (Roma) e la nostra nazione (l'Italia) debbono ritrovare il senso profondo del rispetto delle regole. Dobbiamo dire una volta per tutte che chi sgarra farà un brutta fine, altrimenti il sopruso vince. La storia che raccontiamo è davvero emblematica, a cominciare dal fatto che l'edificio occupato è stato costruito con i soldi di tutti noi. Doveva essere una scuola, era diventato un covo pericoloso. Bene fa il sindaco Alemanno a chiarire che c'è una scelta politica in favore della fermezza. Solo in questo modo porteremo Roma nel futuro delle città all'avanguardia, anziché vederla languire cullandosi nell'illusione che le sue meraviglie del passato la pongano al riparo dal declino. La vicenda della scuola «8 marzo» però è assai sintomatica di un problema più nazionale, strettamente collegato alla fase politica in cui viviamo. La vittoria del Pdl (e della Lega) alle ultime elezioni deve tradursi in atti concreti, legati al ritorno delle regole (rispettate) come fulcro dell'agire amministrativo a tutti i livelli. Ci sono nuove generazioni da educare, soprattutto al Sud. Sabato sera a Catania ho visto centinaia di persone in motocicletta senza casco sfrecciare a pochi centimetri da vigili urbani, poliziotti e carabinieri. Una banale, ma preoccupante dèbacle della legalità, che poi, come è ovvio, finisce per toccare aspetti assai più pericolosi. Questa è la sfida della stagione politica che viviamo, questo dovrebbe essere l'impegno di chi ci governa, portato fino alle ultime conseguenze (in termini di sanzioni). Diciamo la verità una volta per tutte: l'Italietta sempre indulgente con chi sbaglia va spazzata via al più presto.