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Casini: "Bossi non spaventa nessuno" Possibile maggioranza senza Lega

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Pier Ferdinando Casini lancia a Chianciano Terme il suo grande centro e promette che stavolta fa sul serio: perché le ultime elezioni europee hanno decretato la morte del bipartitismo e hanno dimostrato che l'Udc è decisiva per governare. Non solo. Forte dell'autorevole riconoscimento che la tre giorni degli Stati generali di Centro ha avuto ieri dal presidente della Camera, Gianfranco Fini, co-fondatore del Pdl, e della quasi-adesione al progetto di Francesco Rutelli, Casini attacca Umberto Bossi che ieri ha agitato lo spettro delle elezioni anticipate: "Non spaventa nessuno, se non lo zittisce Berlusconi ci mettiamo dieci minuti in Parlamento a fare una maggioranza contro di lui". Con l'intervento conclusivo di Casini, durato circa un'ora e mezza, la kermesse per l'ex presidente della Camera è na vittoria contro chi "ha cercato di farci fuori sin dalle Politiche del 2008 attraverso il voto utile".  Fini e Rutelli "sono venuti qui, è il fatto che parla perché qui c'è il terreno di un germoglio vero, c'è la credibilità del lavoro che abbiamo fatto", commenta Casini. La fine del bipartitismo sognato dal Pd e dal Pdl tuttavia, ci tiene a precisare il leader dell'Udc, non significa che non si possa costruire "un bipolarismo europeo come quello tra il centro e la sinistra socialista che c'è in Germania", lo stesso auspicato ieri da Fini peraltro. Prima però occorre "cambiare questo sistema politico" e "il grande centro - dice Casini rivolgendosi direttamente al fondatore di Repubblica Eugenio Scalfari, feroce critico di tale progetto - è l'unico in grado di farlo. Il resto tende solo a normalizzare la politica italiana". In questa direzione l'Udc "non accetterà un'alleanza organica sul territorio nazionale: se vogliamo mandarli a casa perché dovremmo fare un'alleanza organica col Pd o col Pdl? Nel momento in cui diciamo che non fanno il bene del paese perché dovremmo allearci con l'uno o con l'altro? Mica siamo schizofrenici...".  Accettare un'alleanza nazionale oggi, secondo il leader Udc, "negherebbe l'impianto politico dell'Udc e ci renderebbe subalterni politicamente agli uni o agli altri". Casini striglia pure i suoi e assicura che "non si tratta di una furba equidistanza", come ieri aveva paventato Bruno Tabacci e con questo spirito l'Udc ragionerà anche in vista delle elezioni regionali: "A me non importa nulla se avremo un presidente della regione o quattro assessori in più: mi interessa l'idea che un giorno, quando il Parlamento si scioglierà da qui nasca una forza trainante per il paese".   E sempre in funzione del 'grande centro', l'Udc guarda al congresso del Partito democratico con attenzione e tifando neanche troppo velatamente Pierluigi Bersani. Casini non lo dice esplicitamente ma rileva "la fine del Pd a vocazione maggioritaria" creato da Veltroni e raccolto da Franceschini e con l'attuale segretario nonché candidato è impietoso: "Mi fa cadere le braccia quando si preoccupa del grande centro e propone una santa alleanza contro Berlusconi". L'Udc gli risponde picche perché "sarebbe un regalo a Berlusconi". Il Pd, suggerisce Casini, "deve fare una scelta strategica, trasmettere l'idea di un paese diverso. Noi guarderemo al congresso, vedremo se ci hanno convinto, vedremo se hanno risolto il problema del rapporto col mondo cattolico perché non si può pensare di accettare i toni laicisti e anticattolici del neoclericalismo laico di Marino e poi dialogare con i cattolici". Tra due giorni, martedì, partirà il tesseramento del nuovo partito di centro, forse si chiamerà Partito della nazione, ma il segretario dell'Udc, Lorenzo Cesa, fa sapere che non è stato ancora deciso. Il congresso fondativo ci sarà l'anno prossimo dopo le Regionali anche se Casini si mostra già forte tanto che a Berlusconi e Bossi che "ogni tanto fanno circolare la favola metropolitana delle elezioni anticipate" dice: "Facciamole, siamo pronti, qui c'è un partito che alle prossime elezioni sarà la decisiva forza di cambiamento con ben altre presenze di quelle che oggi si vedono qui". Sulle "altre presenze" non va oltre ma il nome del presidente della Fiat, Luca Cordero di Montezemolo, è stato più volte evocato nella tre giorni a Chianciano.  "Tra i nostri interlocutori c'è Rutelli, magari Fini, forse anche Montezemolo", dice a Libero il presidente dell'Udc Rocco Bottiglione.  

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