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Verità e concretezza sconfiggono l'economia virtuale

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Conla auspicabile ripresa abbiamo una occasione unica per ridare alle cose un nuovo ordine e far riacquisire il primato alla verità e alla concretezza che sono le parole d'ordine dell'agricoltura. L'economia esce dalla crisi solo se assumono centralità i valori veri dell'agire di ciascuno di noi: la responsabilità, l'affidabilità, l'etica dei comportamenti ed ancora, si recupera pienamente la dimensione dell'identità come qualificazione positiva della persona, dei territori, di tutto ciò che è vero e che non può essere scambiato per altro. Onestà e fiducia reciproca, che sono essenziali alla produzione e allo scambio di ricchezza, sono anche le due qualità nel Dna del mondo agricolo che ci siamo tenute strette negli anni anche quando, i soliti esperti consigliavano furbizia e spregiudicatezza. Valori che sono diventati patrimonio condiviso di una nuova generazione di agricoltori che hanno accompagnato la rivoluzione imprenditoriale in atto in Italia nel settore che è oggi una realtà da primato a livello internazionale con il più alto valore aggiunto per ettaro di superficie coltivata e, tra le altre, la leadership nella produzione tipica e nel biologico. La crisi è l'occasione per dimostrare di avere coraggio e per cambiare le regole del gioco con determinazione a cominciare dalle due grandi ingiustizie di cui è vittima il settore agricolo. Il primo vero problema è il basso potere contrattuale dell'agricoltura. Basti pensare che per ogni euro speso dal consumatore, solo 17 centesimi finiscono nelle tasche degli agricoltori, con la grande distribuzione organizzata a farla da padrona schiacciando il resto della filiera. Il secondo vero problema sta nel fatto che per ogni prodotto agricolo realizzato in Italia, si sviluppa un Made in Italy alimentare 5 volte più grande tra contraffazioni e imitazioni. Parte da qui il nostro progetto per la costruzione di una filiera agricola tutta italiana firmata dagli agricoltori, con l'obiettivo di realizzare un grande sistema agroalimentare, che premi i produttori e offra ai consumatori prodotti di qualità e a un prezzo giusto. Sarà una filiera italiana perché tutti i processi devono avvenire in Italia, dalla produzione agricola alla trasformazione, a vantaggio non solo degli agricoltori, ma di tutta l'economia e dei territori; sarà una filiera agricola in quanto gestita per una parte sempre più importante direttamente dagli agricoltori fino ai Mercati di Campagna Amica; sarà una filiera firmata nel senso che renda riconoscibile "l'italianità" nei confronti del consumatore finale, basandosi sulla trasparenza della filiera, l'indicazione dell'origine in etichetta e il legame del prodotto con il territorio. Così si creano più concorrenza e trasparenza, più potere contrattuale per gli agricoltori, più vantaggi per i cittadini e, soprattutto, si valorizza il vero Made in Italy fatto di agricoltura italiana. In altre parole, si fa qualcosa per il nostro Paese! E l'agroalimentare che abbiamo in mente non fa bene solo all'Italia, ma rappresenta anche un modello condiviso dagli agricoltori dei grandi Paesi del G8 e da quelli in via di sviluppo, perché richiede regole certe nel commercio internazionale e politiche agricole regionali legate ai territori e alle loro specifiche identità, al contrario di quanto fanno le grandi multinazionali del cacao o del caffè. Così si combatte davvero la fame e il sottosviluppo! * presidente di Coldiretti

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