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Sono le 19 quando Massimo D'Alema arriva al parco del Celio per partecipare ad Atreju, la festa di giovani del Pdl

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Vestitoscuro gessato, camicia bianca, il lìder Maximo si fa scattare qualche foto con gli ex ragazzi di An. È tranquillo e quando un giornalista gli domanda un commento sulle parole di Tarantini risponde pacato: «Non ho mai avuto rapporti con lui. Se sostiene il contrario dica dove e come». L'accoglienza non è certo quella riservata qualche minuto prima al ministro della Difesa Ignazio La Russa (foto, applausi e anche un'improvvisata partita a biliardino), ma da queste parti anche il lìder Maximo raccoglie un certo successo. E quando sale sul palco, gli applausi non mancano. L'ex ministro interviene ad un dibattito sulla caduta del muro di Berlino (con lui, oltre a La Russa, i giornalisti Bruno Vespa e Riccardo Barenghi). Non ha paura di dire che l'esperienza sovietica era quanto di più lontano dagli ideali del Pci di allora. Non nega che ciò che successe nel 1989 fu traumatico, ma contribuì all'evoluzione della sinistra. Reagisce con ironia anche quando diventa vittima di una delle tradizioni di Atreju: lo scherzo all'ospite di turno. I giovani del Pdl gli dicono che il Pse è contrario a dedicare un'Aula dell'Europarlamento a Friederich Kemp, l'unico morto nella notte della caduta del muro. D'Alema garantisce il proprio impegno. Peccato che nell'89 non morì nessuno e che Kemp altri non è che un protagonista del Frankestein Junior di Mel Brooks. Il lìder Maximo sorride e incassa. Ma poi dalla storia si passa al presente e il sorriso sfuma. Succede quando Vespa gli chiede cosa pensi di ciò che sta accadendo a Bari. D'Alema si fa serio e, scandendo le parole, risponde: «Alcuni miei amici in Puglia hanno commesso la fondamentale imprudenza di essere troppo amici di un amico di Berlusconi. Come si vede sono amicizie pericolose perché spesso finiscono con il coinvolgersi in cose inaccettabili. Essendo Berlusconi più importante di loro, queste cose le fa moltiplicate per 30 e per 18. Quanto fa?». Insomma dal palco di Atreju l'ex ministro scarica i «suoi». Ma non tutti. Se parlando dell'ex vicepresidente della Giunta pugliese Sandro Frisullo sottolinea con orgoglio che «è già stato cacciato escluso dal governo regionale», sull'ex assessore alla Sanità Alberto Tedesco (da qualche mese senatore) la musica cambia. Vespa gli domanda se sia d'accordo con Emiliano che ne ha chiesto le dimissioni e D'Alema risponde piccato: «Ha chiesto che rifletta, non che si dimetta. Sei così preciso quando parli con altri e così grossolano con me. Ma io ti perdono perché amo la passione politica ed è giusto che tu la mostri senza far finta di fare il giornalista». La platea rumoreggia. Qualcuno urla «D'Alema, ricordati fave e cicoria». Chissà per quanto ancora se le ricorderà.

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