«Doppi incarichi? Non mi piacciono Spero che ci sia una riflessione»
Lodice apertamente: «Non ho mai fatto due lavori. Mi è capitato soltanto una volta di essere deputato e consigliere comunale di Fiumicino allo stesso tempo. È durato poco ma tutto sommato si poteva fare. Non erano luoghi tanto distanti e poi c'era una riunione al mese». Il capogruppo dei senatori del Pdl ragiona pacatamente. Avverte: «La questione è delicata». Presidente, tanto delicata non sembra. C'è chi è stato appena eletto sindaco, presidente della provincia o altro e si tiene la poltrona di parlamentare. Le sembra un bel modo d'agire? «Se la mette così, certo che no. Francamente non è una gran bella cosa, sebbene non sia illegale». E non dovrebbero dimettersi da uno degli incarichi? «Sia chiaro, nessuna legge lo vieta. È tutto corretto. Però anche io invito a fare una riflessione». Che riflessione? «Riflettano questi colleghi se è il caso di fare due lavori, peraltro impegnativi, contemporaneamente. Già fare politica ti toglie il respiro, non ti lascia un attimo. Svolgere addirittura due incarichi ti leva proprio la vita». E allora perché considera la questione così delicata? «Perché ci sono casi e casi. Alcuni parlamentari siamo stati noi a pregarli di candidarsi. Non ne avevano alcuna intenzione. Siamo stati noi a farli scendere in campo nella partita locale. In qualche caso li abbiamo costretti». Come costretti? «Penso ad Antonio Pepe a Foggia. È un notaio, deputato, non voleva candidarsi alla Provincia. Ma era l'unico che poteva vincere. L'abbiamo praticamente costretto. Adesso possiamo chiedergli pure di dimettersi da deputato?». E chi altri avete costretto? «Penso a Cosimo Sibilia ad Avellino che pure era nelle condizioni di raccogliere un consenso vasto, oltre il Pdl. C'è stata una pressione fortissima da parte dei vertici nazionali». E in quali altri casi? «Altri casi non so. Ce ne saranno». Quanti saranno? «Quattro o cinque. Ecco, per quelli sarebbe giusta la deroga». Ma non è questo un motivo in più per fissare delle regole all'interno del Pdl? «La regola deve essere l'incompatibilità. Ricordo come nel Msi, che era un partito piccolo, si discuteva proprio del fatto che non era giusto avere deputato e consiglieri comunali. Ognuno aveva però una scusa. C'era anche chi diceva che chi doveva suberntare avrebbe rifiutato». Dove vuole andare Fini? Bossi dice che è libero di suicidarsi? «No, non approvo». Fini andrà a Chianciano dall'Udc. Dove vuole arrivare? «Guardi, a me sembra che Fini è andato dal Pd, a Mirabello che era una manifestazione Pdl di area An, a Gubbio che era invece di area Fi, ora va dall'Udc. Non vedo nulla di strano». Ci sarà un asse Fini-Casini? «E su cosa? Sul testamento biologico la pensano diversamente. Sul Pdl pure. Che fanno? La sinistra bis? Stanno assieme sull'antiberlusconismo ora che pure il Pd lo abbandona». E, visto che lo conosce bene dai tempi della scuola, Montezemolo che farà? «Non lo vedo a fare l'avvoltoio che s'aggira in attesa che sparisca dalla scena Berlusconi»