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«Evitiamo le correnti La gente non capirebbe»

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«Vabene la sollecitazione al dibattito interno ma vorrei dire due cose: che finora il gruppo dirigente del Pdl è stato impegnato in una sorta di percorso di guerra, cioè non ce ne siamo stati con le mani in mano. E secondo che bisogna stare attenti che il dibattito interno non sfoci in un sistema correntizio di ripiegamento in se stesso che ci allontanerebbe dalla gente». È chiaro e perentorio il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto. Fini ha appena ultimato il suo intervento e in sala gli umori sono i più diversi. Il presidente della Camera ha lanciato un sasso nello stagno? «Io non mi sento in una caserma. Come non mi sono mai sentito in caserma dentro Forza Italia». Allora, ricominciamo... Fini ha dato delle picconate mica da poco? «Ognuno ha le sue opinioni e Fini le ha esposte. Ma ha avuto anche le risposte. Il Pdl è nato nel fuoco di una grande campagna elettorale, non ha avuto un attimo di pace. Abbiamo dovuto fare un governo, affrontare le amministrative e difenderci da una opposizione astiosa e con una precisa strategia eversiva. E non da ultimo abbiamo dovuto affrontare una crisi economica durissima. Insomma è stato un periodo difficile. E quando dico abbiamo, mi riferisco ai gruppi parlamentari, ai coordinatori, ai deputati, a tutti noi. Dalle elezioni ad oggi è stata una continua emergenza con un centrosinistra che insieme a settori della magistratura e ad alcuni poteri finanziari gioca la partita a far saltare il risultato elettorale». Ora Fini chiede un cambio di marcia. È una sollecitazione che pensate di accogliere? «Il problema è di trovare un equilibrio tra il dibattito interno e l'esigenza di matenere un rapporto solido con la società. Ricordo che il Partito Socialista non è mai andato oltre il 15% perchè ha vissuto larga parte della sua storia in uno scontro tra correnti». Quindi c'è il rischio che si formino correnti nel Pdl? «Occorre evitare di andare verso un partito autoreferenziale che si chiude in se stesso perchè la gente non ci capirebbe. Fini ha posto dei problemi che possono essere gestiti con un atteggiamento positivo unitario o in una chiave correntizia che ci porterebbe lontano dal Paese. Il Pdl ha la grande risorsa di un leader quale è Berlusconi che ha un colloquio con pezzi di società che nessuno riesce a raggiungere. Guai a logorare una leadership che non è affatto, come dice D'Alema, al suo punto di declino ma continua a trainare il Paese. Ed è questo che il Pd ci invidia». Ma sulla questione immigrazione come la mettete? La posizione di Fini è divergente. «Il tema va affrontato con il dovuto equilibrio. Abbiamo preso voti su una linea che pratica l'accoglienza e blocca l'immigrazione irregolare. A Roma Alemanno ha vinto nelle borgate e perso ai Parioli perchè lì c'era una domanda di sicurezza. La politica dell'accoglienza a tutti i livelli, fatta dalla sinistra ha portato a degenerazioni che poi colpiscono i ceti popolari. Non possiamo venir meno a una posizione di rigore su questo terreno altrimenti si cederebbe consenso elettorale alla Lega. Sia chiaro invece, che nei confronti dell'immigrazione regolare vige la logica dell'accoglienza». Il presidente della Camera dice anche di non aver paura a riaprire le inchieste per mafia... «Astrattamente nessuno ha paura di farlo ma stiamo vedendo strumentalizzazioni giudiziarie fortissime. Bisogna confrontarsi a viso aperto. C'è il rischio di un uso errato dei pentiti. Quando pendiamo dalle labbra del figlio di Ciancimino mi vengono forti dubbi». Insomma, è necessario davvero un cambio di marcia come chiede Fini? «Dal 2008 ad oggi tutto il gruppo dirigente del Pdl ha lavorato sodo. La nuova fase semmai è nell'equilibrio tra azione di dialogo interno e azione esterna di dialogo con il Paese». C'è il rischio di una spaccatura del Pdl? «Mi auguro proprio di no. Tutto il vertice di Forza Italia e larga parte di Alleanza nazionale lavorano perchè non si vada a uno scontro di correnti».

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