L'Anm ha subito replicato stracciandosi le vesti per gli eroici procuratori che combattono contro il crimine organizzato, assetati di verità processuale.
Perla strage di via D'Amelio, dove fu ucciso Paolo Borsellino, la procura sostenne una tesi, avallata dai verdetti. Abbiamo una verità processuale, solo che è falsa, hanno sbagliato tutto. Un pentito, Gaspare Spatuzza, ha raccontato come sono andate le cose, non solo smentendo il pentito precedente, Vincenzo Scarantino, che era stato preso come un oracolo, ma dimostrando che c'è voluta tanta buona volontà per credergli. Gli eroici procuratori, nel migliore dei casi, in compagnia dei tribunali, s'erano fatti menare per il naso. La cosa singolare è che una volta scoperta la nuova verità, si pretende di appiccicarle addosso i medesimi teoremi che, grazie alla vecchia, s'erano fatti circolare. E non basta. Si continua ad indagare sulla presunta «trattativa» fra la mafia e lo Stato, chiamando in causa Berlusconi che, all'epoca dei fatti, non aveva titolo a trattare per conto di nessuno Stato. Intanto si cerca di dimenticare che l'uomo dei contatti strani c'è già, è Luciano Violante. È lui che, dopo una vita passata a discettare su contiguità e frequentazioni, alla sola notizia che potessero arrivare carte di Vito Ciancimino è corso in procura, con tre lustri di ritardo, a dire: adesso che ricordo, mi chiese un incontro (o Violante lo chiese a lui). E fosse solo quello, perché gli mandò anche l'anteprima di un suo libro (sulla mafia, naturalmente). Ed a cosa portarono le stragi di mafia? Prima fu eletto Oscar Luigi Scalfaro alla Presidenza della Repubblica e poi …. È una storia ancora tutta da scrivere. A noi rimane la gola secca, assetata di verità. Ci piacerebbe pensare ad una magistratura che la cerca, con professionalità, piuttosto che a procure nelle mani dei pentiti e pentiti nelle mani delle procure, salvo lanciare l'anatema della delegittimazione ogni volta che i fatti fanno a cazzotti con i teoremi. www.davidegiacalone.it