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Attacchi violenti, a testa bassa.

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Gliultimi affondi sono stati quelli di ieri portati da Massimo D'Alema e Rosy Bindi a Dario Franceschini. L'ex presidente dei Ds, parlando alla festa del Pd di Perugia, ha spiegato che il modo in cui Dario Franceschini si è candidato alla segreteria del partito è stato «sconcertante». «Per le elezioni europee Franceschini, che non era ancora candidato, chiede il sostegno di tutti — ha raccontato D'Alema — io ho fatto 150 manifestazioni e non sono un dirigente del Pd. Quando dissi, l'estate scorsa, che sarei stato disposto a dare una mano mi dissero che ero troppo ingombrante. Ma io sono abituato al fatto che il segretario si sostiene. Per questo ho trovato sconcertante che, alla fine di una difficile battaglia, perché noi siamo stati sconfitti alle europee perdendo quattro milioni di voti, prima di ringraziare chi era andato in giro a fare i comizi Franceschini abbia detto "mi ricandido se no tornano quelli di prima, contro il vecchio"». «Non ci si candida mai contro — ha concluso D'Alema — Non c'era bisogno di una iniziativa come quella, è stato un modo sbagliato di avviare il dibattito congressuale». Poco dopo a rincarare la dose ci ha pensato Rosy Bindi da Palermo, dove era andata a presentare la candidatura di Bernardo Mattarella alla segreteria regionale, area Bersani. «Vogliamo ricostruire il centrosinistra che la svolta maggioritaria di Veltroni e di Franceschini hanno distrutto». «Il 26% a livello nazionale e il 22% in Sicilia — ha aggiunto — non bastano per tornare a governare. Evidentemente manca una proposta politica. Si deve costruire non una coalizione numerica ma un programma e questo possiamo farlo con Bersani e, in Sicilia, con Mattarella». La replica dell'area Franceschini-Veltroni è stata affidata a Walter Verini esponente del coordinamento della mozione Franceschini: «Rosy Bindi usa toni e argomenti da comizio di basso livello e usa parole esattamente opposte alla realtà: Veltroni e Franceschini, infatti, il Pd l'avevano fatto nascere e, insieme a tanti dirigenti, militanti e cittadini avevano cominciato a costruirlo davvero, guardando al futuro. Mentre altri pensavano a costruire le correnti che tanto male hanno fatto al progetto del Pd». «Dopo le macerie dell'Unione e i pessimi risultati di Ds e Margherita alle amministrative parziali della primavera 2007 — ha aggiunto Verini — Veltroni e Franceschini l'avevano portato ad oltre il 33%, un risultato straordinario e di grande potenzialità per un partito riformista nato pochi mesi prima».

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