Lo sfogo di Bobo: malata anche una parte del Pd
Tutta l'Italia è infetta, come è infetta anche una parte del Partito Democratico». Sergio Staino, storico vignettista de l'Unità e inventore delle strisce di Bobo - il militante ideale della sinistra -, toscano dalla battuta sempre brillante è nella Puglia del suo amico Nichi Vendola. Alle ultime elezioni europee si è candidato nelle liste di Sinistra e Libertà, adesso è tornato a sostenere il Pd, con la speranza che la mozione di Pierluigi Bersani possa segnare una svolta nel suo schieramento. Lo incontriamo nel borgo di Cisternino, in provincia di Brindisi, dove ha partecipato al festival «Le pietre che cantano». Staino, che fa, porta Bobo in vacanza in Puglia? «Sì, di questi tempi... Sono di origini lucane, amo il Sud. Mi rigenero in centri storici dove si respira l'aria della bella Italia solidale, e si saldano sui volti dei pugliesi la dignità umana e la luminosità delle bellezze ambientali. Eppure di questo territorio non si parla per il paesaggio ma per le inchieste giudiziarie. È sorpreso? «I media scrivono dovunque le stesse cose sulla corruzione: dalla mia Toscana all'Abruzzo. La Puglia risalta di più perché l'elezione di Nichi Vendola a governatore aveva generato grandi speranze di cambiamento. Tutta l'Italia è infetta, come è infetta larga parte del Partito Democratico. Sono triste per Nichi, è vittima di un sistema troppo difficile da tenere sotto controllo. Sempre pugliese è Patrizia D'Addario, fotografata come una diva al Lido di Venezia. Tra un po' anche la figlioletta di Bobo, Ilaria, le chiederà di essere disegnata con gli occhiali neri della Patty nazionale? «Non scherziamo… Ilaria è una bambina solare e pulita. La nostra società procede davvero in una direzione sbagliata. E ormai sono le mamme a presentare le proprie figlie ad Erode». La magistratura, come nel decennio passato, è tornata a fustigare la politica. «Politica e corruzione formano un binomio che storicamente e filosoficamente viene da lontano. La magistratura opera seriamente e sta tirando fuori il marcio. È un fatto indiscutibilmente positivo. Peccato non ci sia, però, una forza di sinistra in grado di riunire tutte le energie che anelano al rinnovamento in questo paese. E il Pd? «Di quel partito è rimasto poco, molto è stato distrutto». Ora c'è il congresso nazionale. Bobo per chi si schiererà? «Voterà Pierluigi Bersani, ma non è sicuro che riuscirà a risollevare l'Italia». Lei alle ultime europee è sceso in campo per Sinistra e Libertà. Che fine ha fatto quel progetto? «Ero fiducioso che intorno a Vendola si potesse aggregare una sinistra solare, pulita, che coltivasse l'aspirazione di cambiare le cose con il governo. Nelle urne è stata sconfitta. Ora vedo che i verdi vanno da una parte, i socialisti dall'altra... Troppa confusione...» Nell'inchiesta pugliese compaiono nelle intercettazioni delle forze dell'ordine con una certa frequenza esponenti politici della sinistra. Vicini alla corrente dalemiana. È solo una casualità? «Sono cose che si ripetono spesso e allora non c'è casualità. Tuttavia queste notizie mi inquietano. Massimo D'Alema è una presenza storica nella sinistra italiana, gran parte della struttura-partito ha fede nell'ex premier e si riconosce sinceramente nelle sue posizioni. I risultati, però, sono questo sfascio. Un ripensamento generale va fatto». Toccherà a Bersani rinnovare il partito? «Ha le credenziali per rimettere ordine, e per porre fine all'illusione del partito liquido. Franceschini, invece, è un assertore della politica all'americana, fatta nei talk show. Marino non lo considero, è figlio di una mossa opportunistica di Goffredo Bettini...» La satira in Italia gode di buona salute? «È una espressione di intelligenza relegata solo su organi di stampa minoritari, quando dovrebbe essere presente anche al Tg1. Immagini che da giovane leggevo su il Borghese, guardavo le foto "piccanti" dell'inserto centrale e amavo la lucidità delle battute di Leo Longanesi». Spesso i vignettisti ricevono gli strali dei politici. Bobo ha fatto arrabbiare più a destra o a sinistra? «I comunisti storicamente hanno poco senso dell'umorismo. Solo Giuliano Ferrara, o i miglioristi come Emanuele Macaluso erano più sensibili verso questa arte. In ogni caso quando colpiamo i nervi scoperti, la reazione è uguale per tutti gli schieramenti: D'Alema si indispettisce, Berlusconi presenta una richiesta di danni intimidatoria. Andreotti, invece, da grande navigatore non dava peso alle nostre vignette...».