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La Lega va alla battaglia del Piave

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Veneto.La partita è tutta lì. La Lega vuole quella Regione, Berlusconi sarebbe anche intenzionato a concederla. Ma tutto il Pdl è in rivolta. Non solo quello del Nord est, ma anche di larga parte delle altre aree settentrionali. Il campo si va restringendo: è questo lo scenario con cui si è aperta la cena di ieri sera ad Arcore tra Silvio Berlusconi e l'amico Umberto Bossi accompagnati dal ministro per la Semplificazione normativa, Roberto Calderoli e il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. La prima delle consuete cene del lunedì a Villa san Marino dopo la pausa estiva iniziava proprio così. Sul tavolo delle trattative era ormai arrivato il momento per un vero e proprio confronto sulle elezioni regionali 2010 e in particolare per quello che riguarda le tre regioni del Nord. Una discussione non più rimandabile e indispensabile all'interno della maggioranza soprattutto dopo che il Senatùr, a differenza di cinque anni fa quando non rivendicò per il proprio partito alcuna presidenza, questa volta punta i piedi. Forte del 10 per cento dei consensi acquisiti su scala nazionale alle ultime Europee, questa volta ne vuole due, se non addirittura tre. E se questo non basta, detta anche l'ordine di preferenza: prima scelta Lombardia, seconda Veneto e infine Piemonte. Un tris di poltrone che però difficilmente Bossi riuscirà a conquistare. La via di mezzo potrebbe essere da una parte riconfermare al Pirellone Roberto Formigoni che si appresterebbe, così, a iniziare la sua quarta campagna elettorale per la presidenza della Regione Lombardia e dall'altra consegnare la Regione Veneto a un leghista. Se così fosse però il fidato Governatore del Veneto, Giancarlo Galan, dopo quindici anni di servizio, dovrebbe lasciare lo scranno più alto di Palazzo Ferro-Fini. Un'ipotesi che ha scosso il Pdl in Veneto a tal punto che i supporter di Galan hanno subito proposto una soluzione alternativa per risolvere l'intricata questione delle candidature: riconfermare sia Galan che Formigoni e lasciare al Carroccio le candidature in Piemonte ed Emilia Romagna. Un escamotage che non piace al partito del Nord. «Il Piemonte non è una regione vincente, né tanto meno lo è l'Emilia Romagna» commenta un parlamentare veneto della Lega. E continua: «Quelle due regioni possono diventare eventualmente la seconda scelta ma il Veneto deve essere nostro perché in quella regione abbiamo conquistato più del 28% delle preferenze alle Europee. Il Pdl deve mettersi in testa che, con i nostri consensi, vogliamo la certezza di governare una Regione. Poi siamo anche disposti a correre in Piemonte dove il capogruppo alla camera Roberto Cota è decisamente più ben voluto del sottosegretario alla difesa Guido Crosetto ipotetico candidato del Pdl. E in Emilia c'è il deputato Angelo Alessandri che quest'anno, candidandosi al comune di Reggio Emilia, da solo ha superato il 16 per cento delle preferenze. Queste però rimarranno solo seconde scelte». Posti questi ulteriori paletti sembra proprio che la suddivisione delle candidature al Nord potrebbe essere quasi definita. Manca solo da stabilire quale ruolo avrà l'Udc. Infatti, se dovesse arrivare a chiudere un accordo con il centrodestra potrebbe chiedere la presidenza del Piemonte per Michele Vietti, deputato centrista, lasciando così alla Lega la candidatura in Emilia Romagna. Il tutto comunque si stabilirà a breve dato che Berlusconi ha già detto di voler scegliere tutti i nomi dei candidati nelle tredici regioni chiamate al voto il 21 e 22 marzo del prossimo anno entro la fine mese.

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