Hanno imprigionato la sua solarità
Dibuono c'è che, contrariamente alle cattiverie e alle dietrologie velenose, Noemi può far pensare a tutto, fuorché alle morbosità delle prospettate liaisons dangereuses. Semmai, ma è un'altra illazione, che non mi sento, certo, di avvalorare, certi tratti del viso, alcune gestualità, la stessa grinta possono far venire alla mente ipotetici legami di parentela. La ragazza proviene da un ambiente semplice e, nonostante le forzature e l'ipercontrollo, l'origine modesta traspare dalle definizioni ingenue e semanticamente irrilevanti («Sono una ragazza italiana»), così come da alcuni strafalcioni tipo «collier» pronunciato facendo stra-sentire la «r» muta, l'uso avventuroso del pronome relativo («persone che voglio bene») ed altri grovigli morfologici («So le mie capacità»). Non è un Ufo, insomma, visto che mostra evidenti i segni delle nostre disastrate scuole pubbliche, benché — va pur detto — da Casoria fino al Parlamento italiano non sarebbe difficile incontrare parlanti linguisticamente assai più disastrati e peggio impicciati nel districarsi tra gli snodi degli angoli alterni interni tra significanti e significati. Ascoltando alcune sortite in lingua inglese, la pronuncia e le violenze lessicali della studentessa napoletana mi hanno ricordato i professori protestatari abbarbicati sui tetti, molti dei quali, vista l'incerta preparazione e l'incapacità di comunicare il sapere, non dico che si dovrebbero precipitare a terra, ma che, almeno, potrebbero, stante la carenza di spazzacamini, cambiare mestiere. L'unico particolare che oggettivamente mi ha dato fastidio è consistito in quelle unghie french eccessivamente lunghe, artigli per nulla retrattili, da maliarda cinquantenne, niente a che vedere, dunque, con la ragazzina acqua e sapone, come credo che Noemi, in fondo, nonostante lo stordimento da successo, sia e rimanga. Nel corso dell'intervista, la signorina, per eccesso di legittima difesa, ha insistito a definirsi «single», come se a 18 anni non fosse condizione normale; a conti fatti, ne esce bene, quasi mai al centro del ring , più spesso all'angolo, affannata e preoccupata, ma giammai in balìa della giornalista americana. L'aspetto più interessante, ben degno di riflessione, va ben oltre la ragazzina di Casoria e attiene a questo nostro pazzo pazzo mondo, nel quale da «persona» ci si può risvegliare «personaggio», senza meriti o demeriti. Una festa di compleanno, una visita illustre, e così, le diciotto candeline esplodono strumentalmente come bombe mediatiche in tutto il globo terracqueo. Attenzione, però: questi scoppi, altro che privacy violata, possono annichilire. Giancarlo Lehner