E ora rischia Bagnasco

AndreaGagliarducci Tutto è legato al nome che uscirà per la direzione di Avvenire al Consiglio Permanente della Cei del 21 settembre: è da quella nomina che si potrà capire la strada che prenderà la Chiesa italiana. Se diventerà decisiva la mediazione della Segreteria di Stato vaticana nei rapporti con lo Stato italiano, o se i vescovi continueranno a tessere i rapporti con la politica. Come faceva Ruini, da capo dei vescovi italiani. E come ha continuato a fare, come motore del Progetto Culturale (che raccoglie il 30 per cento dei fondi della Cei), contando sulle sue relazioni ben oliate con il mondo politico. Fu Ruini ad essere il teorizzatore della presenza cattolica in entrambi gli schieramenti politici, al momento in cui si dissolse la Dc. Una linea che lo stesso Benedetto XVI, nella sua visita di ieri a Viterbo, ha sottolineato. «Si succedono le stagioni della storia, cambiano i contesti sociali, ma non muta la vocazione dei cristiani a vivere il Vangelo». Secondo qualche osservatore, la caduta di Boffo rappresenterebbe l'inizio del tramonto della linea di Ruini. Ma è davvero così? A Cernobbio, l'ex numero uno della Cei ha lanciato una stoccata all'attuale governo, auspicando che «coloro che hanno a loro volta la capacità e la responsabilità di proporre stili di vita e di comportamento, operino anch'essi in questa direzione o quanto meno non in senso contrario». Sembra un segnale. A Cernobbio, Ruini ha parlato a lungo con Enrico Letta. L'idea che circola è quella di un nuovo grande centro, con il presidente Fiat Montezemolo uomo di punta e cattolici di entrambi gli schieramenti ad appoggiarlo. Dall'altra parte, Bertone punta in primis a mantenere buoni rapporti con il governo, con il quale il dialogo è rimasto costante, come ha confermato Gianni Letta dopo un incontro di pochi minuti con Benedetto XVI. Le questioni sul tavolo sono molte: dalla legge sul biotestamento ai finanziamenti alle scuole cattoliche, dalla politiche dell'immigrazione alla Sanità, tema su cui il mondo cattolico è molto sensibile. In questo momento, l'interesse di Bertone si sposta anche sui buoni rapporti con i governi regionali, dato che proprio le Regioni hanno delle autonomie specifiche per quanto riguarda sanità e scuola. E dei rapporti con le Regioni parlerà anche il Consiglio permanente del 21 settembre. Ma Bertone vorrebbe tenere le redini anche di questa questione. Circola una voce non confermata di un promoveatur ut amoveatur pronto per Bagnasco alla presidenza della Congregazione dei vescovi, con uno tra i cardinali Sepe, Caffarra e Scola (quest'ultimo in pole position) alla presidenza della Cei. Da sottolineare che nessuno di questi tre prelati si è espresso durante il caso Boffo, con la volontà di non rinnegare i loro positivi scambi con il governo. Al momento, però, manca per Bertone un interlocutore politico di riferimento, e la situazione è ancora in via di definizione. Tanto più che prima sarà necessario che le diverse anime della Chiesa italiana trovino una qualche unità di intenti.