Se Santoro scarica Travaglio

Mikhail non lo ammetterà mai. Al massimo ammiccherà con una delle sue smorfie sornione, carezzandosi il mento. Come il Peppino De Filippo che bofonchiava «e ho detto tutto!», gesticolerà discreto per alludere a un complotto del potere, poi dissimulerà. Ma al generale Santoro non spiacerebbe così tanto se qualcuno gli «risolvesse» l'affaire Travaglio, in un modo o nell'altro. Magari restituendo solo a lui, al "Chi", quel microfono da troppo tempo prestato ad altri presunti trombettieri della verità rivelata. Da giorni, nei corridoi di Viale Mazzini, volano spifferi sull'ipotesi di controbilanciare la "copertina" di "AnnoZero" - la spinosa nota di Travaglio, che nelle scorse edizioni veniva approvata dalla direzione di Raidue - con l'intervento di un giornalista di sensibilità più moderata. Sono circolati nomi: Pietrangelo Buttafuoco, Marcello Veneziani, perfino (improbabile) Giuliano Ferrara. Più quel Filippo Facci che duella su ogni fronte polemico proprio con Travaglio. Paradossalmente ma non troppo, la ventilata «normalizzazione» del programma potrebbe rivelarsi un vantaggio per il suo conduttore: con un Marco neutralizzato, Mikhail tornerebbe a recitare il ruolo dell'Eroe Unico della controinformazione, del faro tv nella notte più cupa della sinistra, dove troppi naufraghi sembrano essersi invaghiti di un opinionista che rosso non è mai neppure stato, un liberal-montanelliano-sabaudo che vende libri a milioni profittando degli spazi editoriali concessigli dall'Italia berlusconiana che si diletta a vivisezionare. Uno, Travaglio, che fa il gesto di scoperchiare sparsi verminai e poi cinguetta narciso: «Chi ha paura di me? Tanti, a giudicare da quanti si arrabbiano per le cose che faccio». Uno che dei colleghi ama dire: «Colpirne tre o quattro è servito ad educarne moltissimi. La censura va avanti con il pilota automatico: non c'è bisogno di altri editti bulgari. Sono diventati tutti obbedienti. Hanno paura perfino della propria ombra». Ecco, questo Giucas Casella dei retroscena rischia di rubarti definitivamente la scena. Non bastasse, il 23 settembre, immediata vigilia di "AnnoZero" dovrebbe andare in edicola il primo numero de "Il Fatto Quotidiano", il nuovo giornale diretto dall'ex "Unità" Antonio Padellaro e dallo stesso Travaglio. Un foglio che, annuncia l'incantatore, «darà le notizie che gli altri non danno». Avrà piacere, Mikhail, di trasformare il suo programma in uno spottone per l'ospite? O non gli converrà, piuttosto, agevolare l'azienda nella ricerca di una soluzione ancora più drastica? Una settimana fa Santoro si è incontrato con il direttore generale di Viale Mazzini Masi e con quello di Raidue Liofredi, mentre il presidente Garimberti faceva sapere che «la libertà di espressione non deve essere abuso. È il momento di chiarire le responsabilità, qui nella tv pubblica. No al manganello e no al bordello». In un clima del genere, c'è chi sostiene che Mikhail non abbia intenzione di reclamare a tutti i costi la permanenza in onda di Travaglio. A venti giorni dal debutto, nessun contratto è stato firmato: né per i redattori, né per il debordante Vauro, nè per Margherita Granbassi (lei sì che dovrà affilare la lama, ma in pedana). Né tantomeno per il liberal-montanelliano-sabaudo, che confida nell'«amicizia» con l'anchorman, mai immaginando un proprio ridimensionamento o addirittura la giubilazione. Ma forse converrebbe pure a lui, giocare al martire imbavagliato: Di Pietro già urla allo scandalo. E converrebbe a Mikhail, a quel punto riconfermato Eroe Unico dell'eterna rivoluzione. Lascerà fare a quei cattivoni dei vertici Rai. Santoro non può sporcarsi le mani, come fece Stalin con Trotsky: del resto, Travaglio mica è comunista.