Un fatto è un fatto Andava pubblicato
Davanti alle dimissioni del direttore di Avvenire, mi viene semplicemente da dire che in assenza di una spiegazione plausibile del fatto in oggetto (lo scarico di responsabilità su un collaboratore ventiquattrenne morto per cocaina è stato forse il momento più disgustoso della vicenda) tali dimissioni erano inevitabili e sono arrivate semmai con colpevole ritardo. Da uomo di centrosinistra e da figlio della Chiesa di Roma, sono rimasto molto sconcertato: le ragioni dell'allontanamento dei cittadini dalla politica e dei fedeli dalla religione possono essere rinvenute tutte in questa triste vicenda. C'è stata strumentalizzazione, certo. Sono abbastanza smaliziato dal sapere che la campagna di Vittorio Feltri non sarebbe mai scattata contro un amico di Silvio Berlusconi: Boffo ha pagato le sue prese di posizione contro lo stile di vita poco sobrio del premier. Dovremmo però tutti attenerci sempre ai fatti. E i fatti dicono che il direttore dell'unico quotidiano cattolico, voce della Chiesa italiana, non poteva essere un condannato per molestie che non intendeva spiegare quel che era successo. I miasmi in questo paese nascono dal rincorrersi dei «si dice», ma i giornalisti e anche i giornalisti militanti non dovrebbero mai affermare che la soluzione è silenziare i fatti, non raccontarli, tacere in nome della buona creanza. La condanna di Boffo era una notizia e come tale andava pubblicata. Per anni una sorta di omertà ha coperto quella notizia. Il fatto che il muro di omertà sia stato abbattuto è comunque un elemento da salutare con soddisfazione. I fatti devono guidare la riflessioni politica e intellettuale del paese: i fatti e solo quelli. Ma le molestie di Boffo erano un fatto e le dimissioni in assenza di spiegazione, inevitabili. Per la Chiesa nel suo rapporto con la politica si apre una stagione nuova e diversa: dovrà essere una stagione di rispetto (offerto e preteso) e di non ingerenza. La stagione di Camillo Ruini si conclude e non è un male. Per centrodestra e centrosinistra c'è l'occasione di porsi nei confronti della Chiesa senza complessi e nel rispetto del principio di autonomia della politica (e dei laici cristiani in politica) che fece la grandezza della stagione di governo della Democrazia cristiana, il più laico dei partiti repubblicani. Tutto il resto, compresi gli elementi propri della guerra tra bande, non è interessante. Ancora una volta, prima i fatti. Ricordandoci, anche noi che militiamo a sinistra, che quando ci si batte per la libertà di stampa ci si deve battere per la libertà di tutti, non solo dei giornali amici. Altrimenti si è intellettualmente disonesti e sulla disonestà intellettuale si fonda l'imbarbarimento del nostro paese, non sul racconto di fatti che riguardano le classi dirigenti. Quelli, è sempre bene saperli, anche quando sono sgradevoli, perché i cittadini e i lettori devono essere messi in condizione di giudicare. www.marioadinolfi.ilcannocchiale.it