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Michele De Feudis BARI Sembra quasi un contrappasso dantesco.

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Il17 giugno scorso la escort barese Patrizia D'Addario confessava al Corriere della Sera le frequentazioni "piccanti" con il premier Silvio Berlusconi: il suo outing favorì una generale levata di scudi moralista e una campagna di stampa contro il centrodestra ed il leader del Pdl. Tra le voci più intransigenti c'erano molte donne di sinistra, compresa il direttore de L'Unità Concita De Gregorio. Due mesi e mezzo dopo il quotidiano fondato da Antonio Gramsci, con un invidiabile (quasi surreale) tempismo ha promosso il forum su «Papi, veline, escort: ma dove sono le donne?», in programma domani. Tra le partecipanti ci saranno Nadia Urbinati, Paola Concia e altre parlamentari del Pd. Il titolo del convegno andrebbe però corretto aggiungendo che, nel tritacarne della "malapolitica", potrebbero essere finite - oltre a "entraineuse" e aspiranti letterine televisive - anche una giovane avvocatessa salentina e una mamma disoccupata che, a quanto risultata dalle intercettazioni della Guardia di Finanza di Bari, avrebbero avuto - introdotte nel mondo politico della sinistra dall'aitante imprenditore Giampaolo Tarantini - rapporti sessuali con due assessori regionali della giunta Vendola, ammaliate dalle promesse di posti di lavoro o consulenze presso la Camera di Commercio. L'Unità è costretta ad ammettere che con possibili riscontri ai teoremi giudiziari per i due ex assessori della sinistra si metterebbe davvero male: ci sarebbe «l'accusa di induzione alla prostituzione a carico sia di Tarantini (già indagato per droga, prostituzione e corruzione) che dei due uomini politici». Mentre in città si svolge un penoso scaricabarile tra gli assessori dimissionati dal leader di Sinistra e Libertà - Sandro Frisullo (Pd), Domenico Lomelo (Verdi), Massimo Ostillio (ex Udeur), Marco Barbieri (tecnico) e Enzo Russo (Pd), tutti fanno a gara a dichiararsi estranei alla penosa vicenda - Nichi Vendola prima si lascia andare a considerazioni da manuale di filosofia politica sulla degenerazione dei costumi, poi ingaggia un nuovo duro conflitto istituzionale con il ministro Raffaele Fitto. «Guai, guai, ogni qualvolta la politica si trasforma in un porcellaio - attacca il governatore - il contenuto del senso del limite è il rispetto della dignità e della vita delle altre persone». Poi sfodera un interessato garantismo: «Aspettiamo di conoscere i fatti perché finora siamo di fronte ad una sequela di indiscrezioni giornalistiche». Infine, per uscire dall'angolo in cui è stato confinato dal Barigate, resuscita Enrico Berlinguer con il tema della «questione morale»: «L'ansia di moralizzazione - ribatte - ha bisogno di nutrirsi di verità anche per evitare che possano essere coinvolte persone che non c'entrano niente. Qualora si fosse adoperato - ha continuato - un ricatto a sfondo sessuale per soddisfare una domanda di lavoro si sarebbe commesso, dal punto di vista della pubblica morale, un atto gravissimo». Con il ministro del Pdl, invece, Vendola è costretto - dopo l'annuncio di presentazione di una querela da parte del politico di Maglie - a ricorrere a una epistola riparatrice. Aveva apostrofato Fitto su El Pais come componente di una cupola di eversori («Fitto, il suo aiutante Greco e Tarantini sono tutti figli di papà senza la minima cultura istituzionale, che hanno utilizzato una relazione distorta con le donne, il potere e la Chiesa, per occupare il territorio. Hanno formato la cupola di una criminalità dal colletto bianco che ha sostituito la mafia»). Per questo è stato costretto a scusarsi con il ministro e a smentire il quotidiano spagnolo: «Ciò che mi viene attribuito tra virgolette non è la registrazione fedele del mio pensiero. Ci si può combattere con asprezza, senza bisogno di offese e contumelie». Parole sante.

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