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Lo stop di Fisichella: "Non interveniamo nella politica italiana"

Monsignor Rino Fisichella

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Quando è arrivato a Villa Tuscolana ha subito chiarito quale sarebbe stata la sua linea per tutto il dibattito: «Non parlo della vicenda Boffo». Inutile il muro dei cronisti pronti ad accogliere monsignor Rino Fisichella con le domande sull'argomento che sta tenendo banco nel dibattito politico. Il tentativo c'è stato. Ma lui sgombra subito il campo da ogni dubbio: «Sono qui per fare lezione. Conoscete la mia propensione a parlare con i giornalisti ma quando non posso, non posso». La lezione in questione è quella su "Laicità e Chiesa, diritto di primogenitura". La cornice è la summer school del Pdl, qui a Frascati, dove ieri pomeriggio insieme ai padroni di casa Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello, don Rino ha tenuto la sua lezione davanti a circa ottanta ragazzi. «Questo è il momento in cui si deve parlare poco e si deve agire, fare», spiega Fisichella entrando nella sala del corso. Poche parole, ma sufficienti a far capire il messaggio che vuole trasmettere. E cioè, l'esigenza di abbassare i toni, di voltare pagina, di concentrarsi, forse, su altri temi e altre questioni. E c'è un concetto forte che il rettore della Pontificia università lateranense esprime a chiare lettere e cioè che gli uomini di Chiesa dovrebbero parlare e interessarsi meno delle tematiche italiane e di più di questioni che riguardano lo scenario internazionale: «Non vedo prelati che intervengono ad esempio sulla legge dell'immigrazione degli Stati Uniti, che è particolarmente restrittiva. Non vedo perché avvenga solo nei confronti dell'Italia». Affermazioni che suonano quasi come una bacchettata a qualcuno, suscitando così l'immediata curiosità dei giornalisti presenti. E lui, incalzato, ribadisce la sua opinione: «Ciò non significa che si debba togliere al parlamentare o all'uomo di Chiesa il diritto di critica. Ma - tuona monsignor Fisichella- se l'uomo di Chiesa entra con una critica nell'ambito delle competenze del parlamentare, se c'è uno sconfinamento delle proprie competenze, allora è giusto che anche il parlamentare, a sua volta, critichi l'uomo di Chiesa». Nella sala dell'antica Villa Tuscolana la lezione dell'arcivescovo è tutta centrata sulle questioni di sua competenza. Affronta il tema della laicità e di come essa «possa essere un dato positivo». Parla soprattutto dei temi di bioetica, in primis il testamento biologico. Un argomento su cui il presidente dell'Accademia per la vita ha sempre espresso la sua opinione, in difesa per la vita e contraria all'eutanasia. Sul testo di legge approvato dal Parlamento e su cui ancora il dibattito politico è vivo (soprattutto dopo la richiesta del presidente della Camera Gianfranco Fini di rimettere mano al testo) Fisichella, replicando ad una domanda, esclude che la Chiesa abbia dettato al parlamento italiano il testo. «Siamo in un contesto in cui la Chiesa potrebbe permettersi di dettare una legge allo Stato? Magari...». È tardo pomeriggio quando la lezione sulla laicità si avvia al termine. In sala sono arrivate anche il sottosegretario al Welfare Eugenia Roccella e il ministro della Gioventù Giorgia Meloni, protagoniste del dibattito successivo sulle donne del Pdl. Le ultime battute di Fisichella sono dedicate alla concezione del dolore e alla "pietas" cristiana. Ricorda la sua amicizia con la scrittrice Oriana Fallaci, «un'amica importante e che ho assistito fino alla fine». Una persona che «non voleva morire e che ha lottato per vivere fino alla fine».

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