Berlusconi chiede i danni a Repubblica e Unità
{{IMG_SX}}Fino a quando s’è trattato di Berlusconi, tutto si può fare. S’è scritto l’incredibile. Abbiamo anche ascoltato i nastri di una escort (chissà perché solo lei debba essere chiamata così e non diversamente), Patrizia D’Addario, che conversava con il premier, che parlavano di sesso. I taccuini si sono infilati fino a sotto le lenzuola. Per carità, quello si poteva fare: quella è libertà di stampa. E le foto? Si può riprendere la casa del presidente del Consiglio, si possono scattare foto di lui in intimità, in accappatoio, mentre parla con delle ospiti. Si può. E non vale solo per lui. Vale anche per gli altri, per chi il premier ha pensato di invitare a casa come un politico estero che si vede sbattuto nudo su un giornale. Si può. Se si tratta di Berlusconi si può fare. E anche di qualunque persona abbia a che fare con il Cavaliere: si può osare qualunque libertà. Ma se si prova a discutere di questi strenui difensori della libertà allora, per carità, che scandalo. Diventano «veleni». Scatta il panico. Prendiamo La Stampa. Per giorni ha documentato per filo e per segno su ogni sussulto della signorina D'Addario. Poi se si comincia a indagare su Gianni Agnelli per evasione fiscale. Dunque, non si tratta di un affare privato. E il giornale torinese, di proprietà degli Agnelli, ammonisce: «È l'estate dei veleni». Il direttore scrive un editoriale e avverte: «Quest'estate è stata purtroppo caratterizzata da campagne velenose, insinuazione e sospetti che hanno colpito ovunque e chiunque, senza nemmeno fare distinzione tra i vivi e i morti, e si assiste ad un'inquinamento del discorso pubblico senza precedenti». Insomma, chiudiamola qui. Ora che si parla di qualche presunto peccatuccio dell'Avvocato, si taccia. Dall'Avvocato all'Ingegnere. Carlo De Benedetti ha chiesto la cittadinanza in Svizzera per riconoscenza, come gli ha spiegato, nei confronti di un Paese che ha ospitato la sua famiglia durante le leggi razziali. Scrive il direttore de La Repubblica Ezio Mauro: «Ha sempre mantenuto la residenza fiscale in Italia, dove paga le tasse». Anche in futuro sarà così? Vedremo. Sul suo conto ora scrive che la sua casa è «nel mirino». E finalmente si degna di rispondere a un quesito che Il Tempo gli pose cinque anni fa: come mai comprò una casa ma nell'atto notarile dichiarò una cifra più bassa, pagando di conseguenza meno tasse. La giustificazione è questa: me lo chiese il venditore. Vero, ma è altrettanto vero che si sarebbe potuto opporre a quella scorrettezza fiscale. Avrebbe potuto denunciare la sua controparte davanti a questa richiesta di evadere il fisco. Non lo fece. E pagò di meno di quanto avrebbe dovuto all'Erario. E veniamo all'Unità. Pagine e pagine su mignotte di ogni ordine e grado. Pagine e pagine per attaccare la Chiesa, per difendere la laicità dello Stato. E due giorni fa la direttrice Concita De Gregorio scriveva che ci aspetta un autunno di «stracci lerci, veline confezionate su commissione, si dice, sembra che, una fonte anonima ci assicura. E esecutori di gambizzazioni a mezzo stampa ingaggiati a suon di milioni dal presidente del Consiglio». Il titolo dell'editoriale era: «Cuochi di cianuro». Sì, è vero: sembra si siano messi tutti d'accordo. Ora sono veleni. Ora. Ieri no, la merda scagliata addosso al capo del governo italiano erano rose rosse, tutte belle e profumate. Il letame rovesciato sul presidente del Consiglio erano essenze delle cascate di Iguazu. Il risultato comunque l'ha raggiunto. Nessuno da giorni s'azzarda più a sollevare dubbi sulla moralità del Cavaliere. Spariti i vari Franceschini, le Bindi (che infatti ha cambiato argomento: ora lo accusa di misoginia) e quelli che pensavano fosse arrivata l'ora di dubitare dell'eticità del premier. In un gigantesco gioco in cui ora chi aveva puntato il ditino ora se ne sta buono buono e timoroso che adesso si apra un suo armadio e salti fuori qualche scheletro. È rimasto solo D'Alema, solitario. quello stesso D'Alema che diceva che Berlusconi doveva farsi processare e poi evitò che fossero usate le intercettazioni telefonibche contro di lui. Adesso Berlusconi c'ha preso gusto. Ha cambiato linea. Passa all'attacco. E ne ha per tutti. Per esempio, il testamento biologico. Legge che ora andrà in discussione alla Camera. Il testo è stato di fatto ispirato al decreto legge poi non firmato da Napolitano che voleva fermare l'uccisione di Eluana. Venne convertito il disegno di legge e presentato al Senato. Dunque, arriva in qualche modo dal premier. Ma il premier due giorni fa a Danzica ha detto che invece su quella legge il Pdl avrà libertà di coscienza. Insomma, lui non si sente in debito nei confronti della Chiesa. Non ritiene che debba conquistarsi alcuna indulgenza. E tanto meno «perdonanza». Non accetta lezioni. Il messaggio è chiaro tanto è vero che in Vaticano non è passato inosservato. Anzi. Tanto che monsignor Fisichella, intervenendo alla summer school di Magna Carta, ha invitato i vescovi a parlare meno di politica italiana: meglio evitare critiche adesso. Politica e informazione. Due piani, due livelli, un'unica strategia. Anche perché Berlusconi ha perfettamente chiaro che dispone di un arsenale di non poco conto, soprattutto sul fronte televisivo. Contro di lui sono rimasti solo La Repubblica e L'Unità, gli altri si stanno lentamente sfilando. Si fermerà? No, perché il Cavaliere sa benisimo che il quotidiano di Ezio Mauro ha già pronta una serie di colpi contro di lui. E anche molti del Pd affilano le armi. Per ora Silvio ha dato un assaggio. Se inizieranno a scagliarle, sarà inferno di fuoco.