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«Non è vero che c'è un contrasto tra Italia e Europa sul problema dell'immigrazione.

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L'Europasi sta muovendo, poi, è evidente, spetta agli Stati accettare le proposte della Commissione». Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione europea, sottolinea che sul tema immigrazione la posizione europea è «di fermezza e di solidarietà». Non le pare che l'Italia sia stata lasciata da sola ad affrontare questa emergenza? «Una cosa è chiara: il problema non è solo italiano o della Grecia, della Spagna e di Malta. Tutti i paesi del sud Europa hanno il problema dell'immigrazione. E di questo deve farsi carico l'intera Unione Europea». Ma in che modo? «Prima dell'estate è stata approvata una proposta nell'ambito del protocollo di Stoccolma che riguarda la strategia sull'immigrazione. Tutti sono d'accordo che è un problema europeo. Il tema si risolve non solo con interventi immediati ma anche con politiche a lungo termine. I Paesi che sono a diretto contatto con l'Africa non possono essere lasciati da soli a risolvere il problema. Malta non può essere lasciata sola. Serve una strategia globale». In cosa consiste questa strategia? «Si prevede un rafforzamento di Frontex (l'Agenzia europea per la gestione della cooperazione internazionale alle frontiere esterne degli Stati membri dell'Unione europea) per il riaccompagno nei Paesi d'origine degli immigrati irregolari. Questo è stato approvato prima dell'estate dalla Commissione e ora deve andare in Consiglio entro fine anno ma forse l'esame sarà anticipato a ottobre. Su mia proposta è stata inserita l'idea di avere una sezione dedicata all'area del Mediterraneo». C'è anche la questione dei rifugiati. Come è stata affrontata? «Per i rifugiati, domani (oggi, ndr) la Commissione approverà una comunicazione che riguarda la strategia di investimenti per 614 milioni di euro per il reinsediamento dei rifugiati dentro l'Unione. A questo programma partecipano 10 Paesi. È il segnale politico che l'Europa si fa carico del problema. Quindi i temi sono due: gli immigrati clandestini e i rifugiati politici». Non c'è solo l'emergenza. Come pensate di affrontare il problema nel lungo periodo per evitare fenomeni massicci di immigrazione? «Bisogna incidere alla radice del problema ovvero affrontando i nodi della povertà e dell'instabilità politica». Come? «Con una politica che favorisca lo sviluppo dell'economia africana. In questa prospettiva è importante l'implementazione delle infrastrutture. Ho inviato una comunicazione al Consiglio e al Parlamento europei sul ruolo della realizzazione delle infrastrutture. Come Ue siamo partner di tante grandi opere africane. La comunicazione è stata presentata a Bruxelles con il presidente del Senegal che è responsabile delle infrastrutture in Africa. A metà ottobre ci sarà a Napoli un grande incontro sul tema delle reti di trasporto transeuropee, viste anche come collegamento con l'Africa». L.D.P.

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