"Quella nota era diretta al Papa e a Bertone"
Non è una nota della Polizia, nè un documento ufficiale dei Servizi. L'informativa su Dino Boffo sarebbe «la classica minuta» preparata per la segreteria di Stato. Destinatari: Benedetto XVI e il cardinale Bertone. A sostenerlo è Dagospia che con un'intervista ad «un monsignore ben addentro alle liturgie della santa Sede». «Basta prendere - si legge su Dagospia - anziché la fotocopia l'originale del documento, quindi metterlo controluce e si leggerà in filigrana "Officie Sanctae Sedis", in più si vedrà lo stemma pontificio». Intanto, il gip del tribunale di Terni Pierluigi Panariello chiarisce che nel fascicolo del processo ha coinvolto negli anni scorsi Dino Boffo non c'è alcuna nota che riguardi le sue inclinazioni sessuali. Panariello nelle prossime ore dovrà decidere se accogliere le richieste dei giornalisti di poter consultare gli atti, nel rispetto del diritto di cronaca. Sulle istanze dovrà pronunciarsi prima il procuratore della Repubblica Fausto Cardella, che ieri ha trascorso gran parte della giornata nel suo ufficio. Il magistrato non ha voluto in alcun modo commentare la vicenda di Boffo che tra l'altro risale a un periodo nel quale non guidava ancora l'ufficio ternano. Cardella si è limitato a spiegare che la procura non ha avviato alcuna azione in seguito alle notizie apparse sui giornali non ravvisando ipotesi di reato. Il fascicolo ha intanto lasciato oggi l'archivio del tribunale di Terni ed è all'attenzione del procuratore e del gip perchè possano esprimersi, nell'ambito delle proprie competenze, sulle richieste dei giornalisti. Cosa ci sia all'interno di quella cartellina usurata non è ancora chiaro. A originare il fascicolo una denuncia per molestie per la quale Boffo ha ricevuto un decreto penale di condanna al pagamento di 516 euro al quale il direttore di Avvenire non ha fatto opposizione versando la somma. Inizialmente nell'inchiesta venne ipotizzato anche il reato di ingiurie ma poi per esso è stata rimessa la querela. Agli atti dell'inchiesta non ci sono comunque intercettazioni telefoniche mentre figurano i tabulati relativi alle chiamate. Sulla vicenda per il resto continua a essere mantenuto uno stretto riserbo. Tra l'altro sia il pm sia il gip che se ne sono occupati non prestano più servizio negli uffici giudiziari di Terni.