Olgiata, in azione la squadra speciale «casi irrisolti»
.Preparati, specializzati e con una grande esperienza alle spalle. Insieme riprenderanno in mano le indagini, riesamineranno i reperti, rileggeranno gli atti, riascolteranno i testimoni e le persone coinvolte in un modo o nell'altro nell'inchiesta. Obiettivo: scoprire il colpevole di omicidi irrisolti. La prima «prova», già cominciata da un paio di mesi per quanto riguarda l'analisi del materiale documentale, sarà sul misterioso delitto dell'Olgiata. Sul caso c'è infatti l'incarico ufficiale della procura romana al comando provinciale dell'Arma diretto dal generale Vittorio Tomasone. Più avanti, però, non si esclude che le capacità e le professionalità dei dieci carabinieri vengano utilizzate per risolvere altri «cold case». Lo speciale pool della Benemerita sarà coordinato dal nucleo investigativo di via In Selci, comandato dal tenente colonnello Lorenzo Sabatino. Gli uomini della prima sezione, dedicata agli omicidi, saranno affiancati dai tecnici del Reparto investigazioni scientifiche (Ris) e da quelli del Racis. Il loro compito sarà di rileggere tutte le carte, verificare anche le cosiddette «fonti aperte» (ad esempio articoli di giornale), e approfondire interrogativi rimasti senza risposta. Gli anni trascorsi, gli elementi acquisiti nel frattempo e «l'occhio nuovo» degli investigatori potranno aiutare a dare un identità agli assassini. Stesso discorso per lo studio dei «profili»: passando al setaccio le risposte fornite e l'atteggiamento tenuto dalle varie persone coinvolte nel caso si potranno mettere in luce contraddizioni e dettagli rimasti nell'oscurità, dissipare i dubbi, far emergere nuovi indizi. Almeno questa è la speranza. Per il momento il gruppo iper-specializzato di ufficiali e sottoufficiali è alle prese con il giallo dell'Olgiata. Nell'ex esclusivo residence alle porte della Capitale, infatti, la mattina del 10 luglio di 18 anni fa qualcuno penetrò nella villa del costruttore Pietro Mattei, aggredì e uccise la moglie, Alberica Filo della Torre, all'epoca quarantaduenne, e si diede alla fuga indisturbato con un bottino di gioielli. La riapertura delle indagini, sancita dal gip Cecilia Demma lo scorso 25 giugno, vede iscritti nel registro degli indagati i due «vecchi» sospettati, Roberto Jacono e Winston Manuel, che vennero scagionati dall'esame del Dna. Un'iscrizione che ha avuto la funzione di «stratagemma tecnico» per poter scavare con mezzi più sofisticati sul delitto della contessa.