Il Pd s'attacca alle polemiche
Da mesi il Partito Democratico è incapace di produrre uno spunto autonomo nel dibattito politico. Poche, pochissime le proposte sui temi economici (l'unica che ha suscitato interesse è stata quella, a firma congiunta con i parlamentari del Pdl, sulla partecipazione dei lavoratori agli utili delle imprese), inesistenti quelle su altri argomenti della vita politica. Franceschini e Bersani sono invece abilissimi ad andare «a rimorchio» di qualsiasi evento possa essere sfruttato per attaccare Berlusconi. Anche a costo di andare a braccetto con giornali o a sposare posizioni che sono lontane dal loro programma politico. È successo così con il caso delle feste private del presidente del consiglio a palazzo Grazioli, con i dialoghi registrati da Patrizia D'Addario, con i richiami della Ue sulla politica sull'immigrazione fatta dal governo, con l'ultimo vicenda legata al direttore di Avvenire Dino Boffo. Il quotidiano della Cei non può certo essere considerato un punto di riferimento per i militanti del Partito Democratico. Eppure i vertici del Pd, dopo la pubblicazione da parte de Il Giornale del patteggiamento di Boffo per molestie, si sono sgolati a difenderlo. Prendendo spunto per attaccare Berlusconi. Ieri Enrico Letta, dal Trentino dove si stanno svolgendo alcuni seminari bipartisan promossi dalla sua associazione, così sentenziava: «Voglio lanciare un appello forte sulla necessità di frenare Berlusconi in questa deriva. Non si accontenta di controllare 5 giornali su 6, ma punta a qualsiasi quotidiano italiano. Questo attacco è di una volgarità totale. C'è bisogno di una grande retromarcia, perché è un chiaro messaggio a qualsiasi giornale ma tale intimidazione non scalfirà la stima unanime verso Boffo». Neppure Walter Veltroni si sottrae al compito di «sparare» sul Presidente del Consiglio. «La chiesa valuta, osserva e poi esprime la sua opinione — spiegava qualche giorno fa dal palco della Festa del Pd di Livorno presentando il suo, libro "Noi" — E l'organo di stampa del presidente del Consiglio che fa? Sferra un attacco senza precedenti al direttore di un quotidiano libero e indipendente come Avvenire». Ma la «gloriosa macchina da guerra» del Pd si è messa in moto anche per attaccare il premier dopo la sua decisione di querelare La Repubblica per le ormai famose «Dieci domande al premier» e per gli articoli ripresi dalla stampa straniera contro di lui. Così alla festa di Genova sono state stampate migliaia di magliette con la scritta «Ora denunciaci tutti». Un'iniziativa che è anche un clamoroso autogol. Come ha sottolineato ieri Giampaolo Pansa proprio all'incontro in Trentino con Enrico Letta: «Mi stupiscono le levate di scudi dei big del centrosinistra, essi stessi professionisti della querela. Sbagliano se pensano che il pubblico sia così fesso da non accorgersi. Fermo restando che Berlusconi non mi è simpatico e già in passato gli ho consigliato di dimettersi». Intanto, invitato giovedì scorso alla festa del Partito Democratico a Genova, Pierluigi Bersani ha ammesso, tra le pieghe del suo discorso, che la strategia politica del partito non va. «Di sicuro — ha confessato — al congresso di ottobre qualcosa dovremo pur dire all'Italia». Ecco, magari qualcosa di originale.