L'idea di far partecipare agli utili i dipendenti unisce Pd e Pdl
L'uscita dalla crisi si intravede eppure il colpo di coda potrebbe essere problematico. L'autunno si prevede «freddo» per il rischio di ulteriori chiusure di fabbriche e solo con una diversa impostazione dei rapporti tra il mondo dell'economia e la società che ci gira attorno sarà possibile arrivare ad una vera svolta. E così, in un momento storico che ha archiviato il conflitto di classe, ecco che proprio il Ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, trova la soluzione: «Far partecipare agli utili di imprese i lavoratori». Concetti decisamente non nuovi se si pensa che la compartecipazione agli utili era già stata teorizzata dalla politica marxista-leninista e che anche il Congresso del partito fascista repubblicano l'aveva inclusa al punto 12 del manifesto di Verona del 1943. Ma questa volta sembra proprio che ci siano tutte le condizioni perché si giunga nel più breve tempo possibile ad una legge. Anzi è proprio il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi a dettare i tempi: «Non è un sogno di mezza estate, noi faremo entro l'anno una legge che renda possibile questa partecipazione agli utili dei lavoratori. Ci sono le condizioni per farla». Non resta quindi che il Parlamento si metta al lavoro. Alla fine dell'anno mancano solo quattro mesi, ma guardando l'agenda dei lavori del Senato si capisce che l'argomento è già in trattazione. Anzi a dire il vero già nella scorsa legislatura c'erano delle proposte di legge che andavano nella direzione di rendere maggiormente partecipi i lavoratori delle sorti delle proprie aziende. Riemergono così dai cassetti i testi presentati dall'allora deputato Gianni Alemanno, ora sindaco di Roma, e quelli presentati dai senatori Tiziano Treu e Benedetto Adragna del Pd e quelli di Maurizio Castro, di Anna Bonfrisco e di Francesco Casoli per il Pdl. E questi sono solo alcuni che ora sono diventati il materiale di base che i senatori della Commissione Lavoro di Palazzo Madama stanno analizzando per arrivare a stilare una proposta di legge, quanto mai bipartisan che possa essere votata dall'Aula quanto prima. Un lavoro meticoloso che non dovrebbe incontrare l'ostruzionismo dell'opposizione visto che addirittura è stato nominato relatore del testo proprio il senatore Democratico Pietro Ichino. In questo frangente quindi non può che essere ben vista la dichiarazione di Tremonti. Nella proposta infatti dovrebbero essere previsti anche degli sgravi fiscali per chi decidesse di investire nell'azienda in cui lavora. Sgravi che il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi già il 20 maggio scorso rispondendo ad un'interrogazione illustrata dalla deputata del Pdl Barbara Saltamartini sul tema disse: «Per la partecipazione agli utili vi possono essere diverse soluzioni, ma quando questa diventa erogazione sulla base di accordi già trova la detassazione che il Governo, dal primo Consiglio dei ministri, ha varato nella misura secca del 10%» Così un'idea «storica», opportunamente adattata alle necessità del nuovo millennio trova il plauso di buona parte del mondo della politica e del sindacato. Il ministro della Semplificazione, il leghista Roberto Calderoli l'ha definita come «la risposta vincente rispetto ai problemi che ci troveremo ad affrontare». Apprezzamenti a Tremonti arrivano dal collega Renato Brunetta, ministro della Funzione pubblica («È uno straordinario e immaginifico ministro»), mentre il il deputato del Pdl e vicepresidente della Commissione Lavoro, Giuliano Cazzola, spiega: «Fino ad oggi i maggiori problemi a disciplinare la partecipazione dei lavoratori li ha avuti la sinistra. Speriamo che li abbia superati, nonostante le riserve della Cgil. Da parte della maggioranza non verranno problemi».