«Un intervento inopportuno Gianfranco è il futuro del Pdl»
«Inopportuno.Non trovo altre parole per descrivere il discorso del presidente del Senato, Renato Schifani, al Meeting di Comunione e Liberazione». Fabio Granata, deputato del Pdl e vice presidente della commissione Antimafia, non usa mezze parole: «La bravura di Schifani è il dire quello che pensa usando toni moderati. Ma alla fine, se analizziamo quanto ha dichiarato, capiamo che qualche frecciatina Fini, l'ha voluta scoccare. Sarebbe stato meglio se avesse evitato». Onorevole Granata, non crede che Schifani abbia voluto lanciare un avvertimento a Fini? D'altronde il presidente della Camera parlando alla festa del Pd di Genova, non è andato certo per il sottile. «Fini non ha bisogno di nessun avvertimento. A Genova aveva lanciato un messaggio fortissimo, un autentico manifesto di patriottismo repubblicano. Ha fatto un discorso che apre grandi prospettive e che deve costituire materia di riflessione e impegno per tutto il Parlamento in tema di cittadinanza e di testamento biologico». È proprio sul testamento biologico che Schifani si è voluto togliere qualche sassolino dalla scarpa. Lui quando è stato votato il testo in Senato, dice di essere stato super partes. Fini invece cosa sta facendo? «Schifani era stato messo nelle condizioni di non dover dire nulla. Il disegno di legge del senatore Calabrò è quanto di più ortodosso si poteva sperare e soprattutto in piena linea con quanto stabilito dalla Chiesa. Fini invece, pur mantenendo il suo ruolo al di sopra delle parti, vuole garantire che, all'interno della Camera, si discuta dato che a più di qualche deputato il testo Calabrò non piace». La faccenda diventa sempre più ingarbugliata. Crede che alla fine troverete un accordo? «Il testo votato al Senato è già in commissione alla Camera. Il problema è che se lo modifichiamo poi deve tornare al Senato per essere rivotato. E lì non si sa cosa potrebbe succedere». Allora tutto si concluderà con un niente di fatto? «Temo che, se non si troverà un accordo, prenderà sempre più piede ciò che sostiene il nostro collega del Pdl Benedetto Della Vedova: "Mettere il testo su un binario morto". Una tentazione forte che piacerebbe molto a tutti quelli che la pensano come i senatori Gasparri e Quagliariello». E pensare che il capogruppo al Senato del Pdl Maurizio Gasparri ha sempre sostenuto Fini. Chi dei due ha abbandonato l'altro? «Dentro ad An ci sono sempre state grandi differenze di vedute su alcuni temi. Quello che è certo è che ora Fini si sforza di indicare una strada al Pdl». Una strada? Ma è sicuro che il Pdl voglia ascoltare le proposte di Fini? «Perché non dovrebbero farlo? Le faccio alcuni esempi. Prendiamo il caso della concessione della cittadinanza anticipata agli immigrati regolari. È la dimostrazione concreta di un modo di sentire che mette in prima fila il rispetto dell'uomo e della sua dignità. È il Civis Romanus sum. Fini vuole aprire la mentalità degli italiani sull'immigrazione e magari scuotere quei deputati che, al posto di porsi domande e confrontarsi con le altre forze politiche, mantengono schemi ideologici vicini ai Teocon». Sembra quasi che il Pdl sia stretto a Fini «Fini è oltre il Pdl. Almeno oltre quel Pdl nato il 27 marzo che è ancora alla ricerca di un'identità. Lui sta cercando di costruirla e lo fa mantenendo il ruolo istituzionale che la sua carica gli impone e quindi parlando prima agli italiani e solo poi al partito». E Berlusconi? Secondo lei se ne starà zitto? «Questo non lo so, ma le dico che il premier è più avanti di molti altri dirigenti del partito. Pensi per esempio alla battaglia di Fini contro i medici spia, Berlusconi aveva capito che andava sostenuta. L'unica cosa che mi sento di dire al presidente del consiglio è quella di non farsi condizionare dai sondaggi e pensare di più a cambiare l'Italia, non ad assecondarla» A proposito di sondaggi, oggi Libero ne ha pubblicato uno dove emerge come l'87% degli ex elettori di An sostengono che appena Fini lascerà lo scranno più alto di Palazzo Montecitorio, fonderà un suo partito. Fantapolitica? «Certamente. Non ha nessuna attinenza con la realtà dei fatti. Ma se le piacciono i sondaggi, vada a vedere quello fatto da Sky Tg24 sul biotestamento: il 68% dei partecipanti è d'accordo con il Presidente della Camera sulla necessità di correggere il ddl contro il 32% che sostiene la linea del Pdl. Allora chi ha ragione?».