Il prete, lo sapevano già i nostri bisnonni, talora, predica bene e razzola male.
Lechiacchiere erano quasi sempre fondate, ma niente prove provate, se non troppi anni dopo, anche perché, seguendo la filosofia della dissimulazione onesta, le autorità ecclesiastiche, paventando lo scandalo più che il peccato, coprivano il prete peccatore. Se la storia di Santa Romana Ecclesia è ricca di scismi, con annesse atroci persecuzioni da una parte e dall'altra, una ragione sta proprio nelle teste dure - penso a Lutero -, che ponevano, senza sconti, la questione morale, esigendo maggior rispetto della cosiddetta «morale cristiana», nonché meno mare tra il dire e il fare. L'affaire-Boffo riporta all'attenzione la questione della credibilità di chi parla dal pulpito e, nello specifico, rievoca i nodi irrisolti della ragion pratica cattolica. Mi riferisco al celibato come regola ed alla repressione delle pulsioni sessuali, un combinato disposto da cui possono scaturire e, purtroppo, scaturiscono comportamenti tutt'altro che casti, per non dire - usando la terminologia cattolica - «contro natura». Pedofilìa, ebofilìa ed altri sviamenti sono, purtroppo, non cadute eccezionali, bensì perversioni diffuse e sicuramente connesse con il succitato combinato disposto. Del direttore Boffo - prete non è, ma dirige il quotidiano della Cei - interessa mettere a fuoco il fare «privato», visto che in gioco è la credibilità del «dire» cattolico. Insomma, si tratta di temi delicati e gravi, sui quali servirebbe maggior coraggio e minore ipocrisia da parte di tutti, a cominciare da alcuni dirigenti della Cei. Invece, Boffo, in luogo di invitarlo a dimettersi, lo hanno difeso a spada tratta, definendo «disgustosa» la pubblicazione non di un pettegolezzo, bensì di un reato accertato e condannato dalla magistratura. Auguro alla Chiesa di Roma di affrancarsi da Torquato Accetto, il teorico della foglia di fico da porre comunque sulla nuda verità. Qualche autorevole spiffero sui punti di vista di alcune personalità di rilievo dell'oltreTevere conforta il mio augurio. Tuttavia, il dato più impressionante delle offese a Feltri, che ha fatto e benissimo il suo lavoro, è venuto dalla politica. Che l'opposizione facesse di Boffo un martire e di Feltri il nuovo Nerone mangiacristiani era prevedibile; scontato, poi, che accusasse Berlusconi. Sorprendente, invece, che dall'interno del Pdl siano venute fuori scomposte solidarietà per il molestatore e anatemi versus l'eretico Feltri, come se a dettare la linea del Pdl fosse la parte della Cei più contigua a Boffo. Già la corsa annuale - non parlo di Tremonti, che non ne ha certo bisogno - a farsi vedere al Meeting di Rimini, quasi a implorare la legittimazione di CL (o, peggio, della spregiudicata e militarizzata «Compagnia delle Opere»), dovrebbe far venire i brividi ad ogni sincero liberale, ma, in aggiunta, tocca sentire dalla bocca di nostri esponenti le medesime scomuniche lanciate dal cardinal Bagnasco. A questo punto, altro che partitino del Sud. È il momento, infatti, di ripensare con urgenza e rifondare il partito di Berlusconi, basandolo, come alle origini, sulla religione della libertà, sulla felicità possibile, sulla laicità, sull'autonomia della politica da ogni interferenza ed esondazione, vuoi dei magistrati, vuoi delle corporazioni, vuoi del Vaticano, vuoi dei poteri forti e occulti. Mi riferisco ad un Pdl forte del suo progetto riformatore, non anticlericale, non contro qualcuno; anzi, rispettoso di tutti, eppure orgoglioso di sé e capace di fare da solo, senza accettare mai d'essere eterodiretto.