L'impegno da senatore democratico-progressista gli valse quella leadership personale che non aveva avuto all'inizio della carriera, quando era vissuto di luce riflessa.
Roosevelt.Ted sarebbe potuto divenire un buon candidato presidenziale se nel 1969 non fosse incorso nell'incidente d'auto a Chappaquiduick che costò la vita a una collaboratrice, ragione per cui fu condannato a tre mesi di carcere. Infatti, quando nel 1980 provò a concorrere alla nomination democratica contro Jimmy Carter, fallì senza che il mito kennediano potesse in qualche modo supplire all'ombra che portava con sé per la morte della ragazza. Ma quella sconfitta non lo scoraggio dal continuare l'intensa azione riformatrice per cui era divenuto il principale punto di riferimento in Senato, fino agli ultimi giorni in cui si stava battendo per la riforma sanitaria di Obama. Durante la presidenza di George W. Bush si oppose nettamente alle misure speciali prese dopo l'11 settembre contro il terrorismo. Non che disertasse la frontiera antiterroristica, ma questa ferma posizione non gli impedì di denunziare apertamente il carattere illegale di quei provvedimenti - Abu Ghraib e Guantanamo, le torture e le corti speciali militari - che travolgevano i diritti dell'uomo e le garanzie iscritte nel Bill of Rights della Costituzione americana. Oggi viene sollevato un nuovo interrogativo: sarà Obama l'erede del kennedismo rimasto orfano dell'ultimo suo grande rappresentante? In politica le eredità sono figure approssimative, soprattutto quando si tratta, come in questo caso, di riferirsi a un clima ideale e ad uno stato d'animo più che a un progetto politico definito. Per l'eredità del kennedismo, si può dire oggi che Barak Obama e John Kennedy hanno un tratto in comune, e non di poco conto. Entrambi i presidenti sono stati i "primi" in qualcosa di significativo nell'evoluzione della storia americana contemporanea. JFK fu il primo presidente cattolico che infranse dopo quasi due secoli il tabù di presidenze necessariamente protestanti. E Barak ha infranto il tabù dell'accesso al vertice dell'America di una persona non-bianca in un paese in cui a lungo è durata la discriminazione razziale anche violenta. Ed è proprio su questa frontiera dei diritti civili, piuttosto che sulla banale retorica, che si deve riconoscere il profondo legame storico tra il kennedismo di ieri e l'obamismo di oggi. Massimo Teodori