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Draghi infiamma la platea Cl "La crisi sta rientrando"

Draghi

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Buona la prima. Non era mai successo, in trent'anni di storia, che un governatore dela Banca d'Italia mettesse piede al Meeting di Rimini. L'onere del «debutto» tocca a Mario Draghi. Ed è un trionfo. Ben al di là delle aspettattive visto che alla fine del suo intervento, il governatore raccoglie con un sorriso quasi imbarazzato, il lungo applauso che il popolo di Comunione e liberazione gli riserva. In realtà sono bastati pochi minuti per far scattare il colpo di fulmine tra l'inquilino di Palazzo Koch e la platea. L'incontro inizia con un po' di ritardo. Draghi chiede di visitare gli stand quindi si chiude in un salottino da solo per rivedere la traccia del suo intervento. Poi, accompagnato dal presidente della Fondazione per la Sussidiarietà Giorgio Vittadini, dal vicepresidente della Camera Maurizio Lupi e dal candidato alla segreteria del Pd Pier Luigi Bersani, fa il suo ingresso nell'Auditorium. Lasciato che loro si accomodino sul palco e si siede in prima fila. Vittadini lo invita a salire e lui guadagna il microfono. La traccia scritta diventa presto un optional e il governatore preferisce parlare a braccio per quella che, spiega, non è «una relazione ma una conversazione». Prima di toccare i temi economici, però, una breve introduzione: «Ho visitato gli stand del Meeting di Rimini e ho potuto vedere cosa fa Cl al di là di quel che dicono i giornali». Applausi. A questo punto Draghi comincia a parlare della crisi che «lascia all'Italia una eredità pesante» ma che, nonostante le incertezze, sta gradualmente rientrando. «Anche se io dico sempre che non bisogna scambiare una rondine con la primavera - aggiunge - i segnali positivi ci sono». Ed ora si può dire che «poteva anche andare peggio». Il che non significa rilassarsi. Infatti le sorti dell'economia italiana, secondo il governatore, «dipenderanno più che mai dalla soluzione dei suoi vecchi problemi: nodi strutturali che serrano dalla metà degli anni novanta la crescita del prodotto e della produttività, ampliando i divari nei confronti degli altri paesi industriali». Dopo «la tempesta» è necessario «muoversi nella prospettiva di una ricostruzione della struttura economica del Paese». E «non si può tornare come prima», avverte. Secondo Draghi sono tre i nodi su cui è necessario intervenire con riforme: l'esigenza di puntare sul capitale umano, su istruzione e formazione di qualità; il problema antico del divario Nord-Sud e, infine, mercato del lavoro e protezione sociale, con più flessibilità ed una riforma del sistema degli ammortizzatori sociali che dia copertura a «quelli che cercano il lavoro» e non «a raggiera». Il tutto senza dimenticare che non si può sottovalutare il nostro debito pubblico che, per essere ridotto, non ha bisogno di «più tasse», ma di «più crescita». Insomma i segnali positivi ci sono ma bisogna avere il coraggio di lavorare tutti insieme, maggioranza e opposizione, nella stessa direzione. Perché, come ricorda il governatore citando una frase che gli diceva sempre suo padre: «Se hai perso il denaro non hai perso niente perché con un buon affare lo potrai riavere. Se hai perso l'onore hai perso tanto, ma con un gesto eroico lo potrai riavere. Se hai perso il coraggio, hai perso tutto».

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