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segue dalla prima Paolo Zappitelli Sul tavolo ci sono una serie di provvedimenti che la Chiesa ha fatto chiaramente capire di non apprezzare.

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Come,infine, lo scontro, per il momento ancora non esploso del tutto all'interno del Pdl, sul testo di legge sul biotestamento approvato per ora solo dal Senato. Una matassa che si sta aggrovigliando sempre più, soprattutto per colpa della Lega, e che Berlusconi e il governo devono provare a dipanare in fretta per non perdere una fetta consistente di consensi legati al mondo della Chiesa, soprattutto in vista delle regionali del prossimo anno. Ieri le parole di Monsignor Antonio Maria Vegliò, arrivate tre giorni dopo la risposta del ministro Calderoli, sempre a proposito di un suo intervento sugli immigrati, hanno fatto capire quanto la Santa Sede sia sensibile a questi temi. Soprattutto per i fatto che il Vaticano non è abituato a replicare in maniera così netta. Invece stavolta il presidente del Pontificio Consiglio per i Migranti ha «ponderato» a lungo la sua risposta e poi ha deciso di intervenire. Prima di tutto spiegando che nel suo intervento di tre giorni fa sui 73 eritrei scomparsi in mare al largo di Malta — e nel quale aveva esortato le «società sviluppate» a «rispettare sempre i diritti dei migranti» e a non «chiudersi all'egoismo» — non parlava assolutamente a titolo personale come aveva ribattuto Calderoli. «Con tutto il rispetto possibile e per amore di verità — è stata la risposta — vorrei asserire che come Capo Dicastero ho il grande onore di fare dichiarazioni a nome della Santa Sede; mai sono stato contraddetto dalla Santa Sede; mai sono stato contraddetto dalla Conferenza Episcopale Italiana». Dopo la prima stilettata è arrivata la seconda: le parole del ministro sono «inaccettabili e offensive, quasi che io sia responsabile della morte di tanti poveri esseri umani inghiottiti dalle acque del Mediterraneo». Altrettanto «piccata» la risposta del ministro leghista: «Monsignor Vegliò non si deve sentire accusato, ma piuttosto riflettere sul fatto che la sua uscita dà l'impressione di un conflitto e di tensioni interni alla Chiesa. C'è da domandarsi se i tempi della risposta siano i tempi della Chiesa o piuttosto una reazione al consenso ricevuto da me al meeting di Rimini. Per parte mia, da credente, sono da sempre attento solo alle parole e agli insegnamenti del Santo Padre». La questione rimane comunque «pericolosamente» aperta e offre al Pd l'occasione per attaccare il centrodestra. Ma il Pdl ha anche un altro nervo scoperto da tenere sotto osservazione, la legge sul biotestamento. Il testo approvato dal Senato non piace per niente alla parte più laica della maggioranza. E alla Camera, se non dovesse essere cambiato, si potrebbe arrivare anche alla bocciatura. «Probabilmente la soluzione più ragionevole, e alla quale credo si stia lavorando — spiega il deputato del Pdl Silvano Moffa — potrebbe essere quella di tornare al decreto che il governo stava per approvare la sera in cui poi è morta la povera Eluana. Dopo, probabilmente ci si è spinti troppo in là». Ma una retromarcia non è assolutamente vista di buon occhio dalla Chiesa. Intanto l'occasione per Berlusconi per avere un incontro con i vertici della Santa Sede ci sarà a breve: venerdì, infatti il premier sarà all'Aquila alla consueta cena che segue ogni anno la celebrazione religiosa della «Perdonanza» e alla quale parteciperà anche il segretario di Stato Vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone. Ma il Cavaliere non andrà da solo: insieme a lui ci saranno anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, il ministro per l'Attuazione del Programma, Gianfranco Rotondi e quello delle Pari opportunità, Mara Carfagna. E oltre ai rapporti tra Stato e Chiesa sarà magari anche l'occasione per un chiarimento sulla vicenda delle feste a palazzo Grazioli.

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