Un anno e mezzo di soli stop Questa è la politica di Epifani
Larisposta del Segretario confederale della Cgil Susanna Camusso alle proposte del ministro per il Welfare Maurizio Sacconi sulle gabbie salariali non sorprende nessuno. La disfida contro Palazzo Chigi era iniziata nel maggio del 2008, quando la Cgil aveva risposto «no» alla prima proposta del Governo Berlusconi sulla detassazione degli straordinari. Allora Cisl e Uil avevano parlato di «primo passo», ma per la Cgil si trattava solo di una proposta che avrebbe penalizzato «le donne e gli statali». Ma il vero conflitto è scoppiato sul nuovo modello di contratto. L'8 giugno del 2008 la Cgil avverte che «la trattativa sarà lunga»; il 21 luglio del 2008 il sindacato di Epifani nega l'ipotesi di ricorrere ad una trattativa «no stop» e il 25 agosto del 2008 Susanna Camusso spiega che «l'idea di un accordo a tutti i costi non aiuta». Su «Il Giornale» dell'11 settembre del 2008 Oscar Giannino, uno dei più autorevoli giornalisti economici italiani, avverte che «con la sua raffica di "no" Epifani annebbia il futuro già poco limpido della Cgil». Tuttavia, il copione non cambia. Quando alla fine di ottobre del 2008 si riapre la partita sul contratto degli statali, la posizione della Cgil è già scritta: «Le cifre proposte (per il contratto) non sono state assolutamente sufficienti. Poche risorse e nessuna chiarezza». Solo qualche giorno dopo la Cgil firmerà il contratto sugli statali. Ma il nuovo anno non porta consiglio. Il 22 gennaio a Palazzo Chigi viene firmato l'accordo sul nuovo modello di contratto. La Cgil è assente. A febbraio il vicepresidente di Confindustria Alberto Bombassei auspica di recuperare il «no» della Cgil sui contratti, ma Susanna Camusso, una delle probabili leader della Cgil del futuro, risponde: «Solo la Cgil non ha firmato l'accordo del 22 gennaio, probabilmente perché molte associazioni d'impresa hanno capito che prevede una diminuzione del reddito dei lavoratori, spia di una tendenza alla competizione al ribasso sui costi e non sulla qualità e sull'innovazione». Lo stesso mese, il governo annuncia un nuovo disegno di legge delega sul diritto allo sciopero. Per Guglielmo Epifani la risposta è già scritta: «Il Governo stia molto attento perché lo sciopero è un diritto. Se uno pensasse di estendere la nuova disciplina oltre il settore dei trasporti ci sarebbe chiaramente un problema di democrazia». Parola del leader sindacale del «No».