Adesso il Pd si fa la festa da solo

Un’apertura che nessuno si aspettava. Con tanta pubblicità ma non certo positiva. Con una serie di «buchi» da riempire e un clima politico di nuovo avvelenato. Alla festa nazionale del Pd di Genova che inizia oggi mancheranno infatti tutti i ministri che erano stati invitati. Per colpa della battuta di pessimo gusto detta dal responsabile nazionale delle Feste del Pd Lino Paganelli a chi gli chiedeva conto del mancato invito al premier alla manifestazione.   «Berlusconi non è invitato perché è una festa e non un festino». Immediata la reazione del responsabile degli esteri Franco Frattini che giovedì aveva fatto sapere che, se gli organizzatori della Festa non avessero chiesto scusa per quella frase, non sarebbe andato.Ieri uno dopo l'altro si sono sfilati anche gli altri ministri. La prima è stata Mara Carfagna, responsabile delle politiche familiari, che lunedì prossimo doveva intervenire a un dibattito sulla sicurezza con Roberta Pinotti e don Mazzi. «La politica italiana avrebbe bisogno di un costante e costruttivo dialogo tra maggioranza e opposizione nell'interesse del Paese — ha spiegato — ed è per questa ragione che avevo accettato volentieri e con piacere l'invito personale di Franceschini a intervenire alla festa del partito democratico. Le parole offensive verso il Presidente del Consiglio pronunciate in questi giorni dagli organizzatori dimostrano invece ancora una volta che la sinistra italiana ha perso il pelo ma non il vizio e che ha come leva per aggregare l'odio verso l'avversario e quindi verso i cittadini che lo hanno democraticamente eletto». «A questo punto — ha concluso — è evidente che non sussistono più le condizioni per una mia partecipazione alla festa di Genova, considerato che se è sgradita la presenza di Berlusconi non c'è ragione affinché vi siano i componenti del suo Governo». Qualche minuto dopo è arrivato anche il no del ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli, invitato mercoledì 2 settembre a un dibattito sull'ambiente con Ermete Realacci, Vasco Errani e Luigi Angeletti. «Se il segretario Franceschini ancora adesso non è intervenuto per chiarire, possiamo dire che condivide le parole pronunciate su Berlusconi dall'organizzatore della festa. E allora, se la faccia da solo, la festa...». Il terzo no, poco dopo è arrivato dal ministro per la Gioventù Giorgia Meloni, invitata per giovedì 27 agosto a un dibattito sulla politica di Obama: «Trasformare il nemico in avversario e porre le basi per un confronto nel quale vince chi dimostra di avere le idee migliori per il governo dell'Italia — ha commentato — È stato questo il grande passo in avanti che le tradizionali feste di partito hanno compiuto negli ultimi anni, invitando gli esponenti più importanti della parte avversa a parlare di fronte ai propri militanti».   «Dopo gli insulti personali rivolti ormai due giorni fa al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi — ha concluso — non sembra più questo lo spirito che anima la festa del Pd a Genova. In assenza di una decisa marcia indietro dei leader del Pd, sembrano perciò mancare i presupposti per una mia partecipazione all'appuntamento di Genova». Nel Pd, però, nessuno si è sognato di chiedere scusa o fare marcia indietro. Anzi, Lino Paganelli, autore della frase incriminata, si è esibito in una spiegazione tutta politica: «Ho qualche dubbio che sia stata la mia frase a scatenare con 24 ore di ritardo tutta questa tempesta. Evidentemente la decisione di non venire alla Festa è una scelta politica decisa per altri motivi».   Più «morbida» la giovane eurodeputata Debora Serracchiani: «Ma fatevi una bella risata, prendetela per quella che è, una battuta, e venite alla nostra festa che siete invitati tutti». Indifferente invece ad accuse, attacchi e battute il presidente della Camera Gianfranco Fini. Il quale, proprio mentre i ministri snocciolavano i loro «no», tramite il suo ufficio stampa ha fatto sapere che lui sarà regolarmente a Genova mercoledì prossimo a discutere sul palco della Festa con Franco Marini.