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Nuovi gufi all'attacco di Alitalia

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Il compito delle vacanze più semplice per giornalisti pigri da anni è lo stesso: un bel pezzo per denunciare i disservizi e gli sprechi dell'Alitalia. Il tutto condito con un po' di indignazione, un pizzico di tecnicismo e una spruzzata di comparazione internazionale. Facile come una cronaca del caldo estivo, replicabile ogni anno come le accuse sull'esosità di certi conti dei ristoranti sul mare o sulle vacanze rovinate di chi incappa nelle prenotazioni-truffa. Insomma: un armamentario noiosetto ma così radicato nella nostra scarsa fantasia editoriale da essere ripetuto, pressoché identico, anche dopo la privatizzazione di una compagnia aerea che è stata pubblica e assistita dallo Stato fin dalla sua fondazione, e perciò si trova ora in condizioni totalmente rivoluzionate. In questa coazione a ripetere è incappato ieri un impegnativo commento che partiva sulla prima pagina del Corriere della Sera a firma del vicedirettore Massimo Mucchetti. Gli aerei Alitalia- dice in sostanza Mucchetti- ritardano come mai prima, la prova estiva dei nuovi dirigenti è fallimentare malgrado la pace sindacale, anche Aeroporti di Roma va maluccio (unendo quindi le forze negative di due aziende costrette a lavorare assieme) perché non adeguata a realizzare e gestire investimenti di lungo periodo, all'estero sono più bravi anche perché possono contare su strutture tecniche e amministrative in carica stabilmente e per lunghi periodi.   Quest'ultima contestazione di Mucchetti, che era anche il punto forte, analitico, della sua bocciatura di Alitalia, si fa fuori da sola. Prendersela con un gruppo dirigente che è in sella da soli sette mesi e allo stesso tempo invocare stabilità e tempi lunghi fa abbastanza ridere. Anche perché Mucchetti non dice nulla su ciò che il nuovo gruppo di controllo della compagnia ha fatto, non indica alcuna alternativa gestionale né alcuna strategia diversa. Semplicemente dice che non va bene niente, quasi a immaginare una specie di condanna esistenziale sulla compagnia aerea. Contro i ritardi si può agire solo riorganizzando il lavoro. Ci vuole tempo, non bastano sette mesi.   Le responsabilità sono distribuite tra Alitalia e Aeroporti di Roma, ma tenete presente che se Fiumicino (quindi anche a causa di Alitalia) è in classifica come il meno efficiente tra gli aeroporti europei, Ciampino (dove Alitalia non c'è ma è sempre gestito da Aeroporti di Roma) in quella classifica arriva quarto, e al secondo e terzo posto ci sono due piccoli scali, uno a Cipro, l'altro a Rodi. Mucchetti poi si fa sfuggire un complimento all'attuale gestione, però lo nasconde. La pace sindacale non è piovuta dal cielo, ma è stata ottenuta negoziando con i sindacati. E la forza aziendale nel negoziato è arrivata proprio dal nuovo regime: un gruppo privato parla chiaro e fissa obiettivi e su quelli con il sindacato si ragiona, mentre la presenza statale alle spalle dell'azienda nei precedenti negoziati inquinava tutto e faceva giocare le due parti con carte truccate. A proposito della privatizzazione Mucchetti, dopo le solite super trite insinuazioni sulla volontà nascosta di vendere presto ai francesi, non dice nulla, tranne un riferimento intellettualmente modesto al «si stava meglio quando si stava peggio». Eppure non sarebbe stato male ricordare che, scontati i ritardi e tutto quello che vi pare, quest'anno nessuno andrà a chiedere allo Stato di ripianare i bilanci. A noi non sembra poco, però forse siamo ingenui. Ma sui ritardi non sarebbe giusto fare sconti: il mercato, riteniamo, si occuperà di sanzionarli. Chi non ha gradito il ritardo in futuro sceglierà un'altra compagnia (per l'estero non ci sono difficoltà e anche per gran parte dei voli interni). I dirigenti di Alitalia lo sanno. Quest'estate vale per loro come avvertimento. Ma è anche vero che dopo le buone relazioni sindacali c'è ancora molto da ricontrattare, soprattutto con le società di servizio esterne, e, come è successo nelle ferrovie e con tempi ben più lunghi, la transizione verso nuovi rapporti contrattuali è una fase di sofferenza. Non interessa a nessuno fare difese d'ufficio di una società privata, solo non vorremmo più leggere le solite critiche per di più venate di provincialismo. Fatene di nuove, tirate fuori altre critiche e la lettura sarà più interessante. Ps. Nella nostra ingenuità ci è sfuggito di ricordare che l'artefice della privatizzazione con soluzione italiana dell'Alitalia è stato Silvio Berlusconi, magari Mucchetti ce l'aveva un po' con lui? Pps. Risvegliati dall'ingenuità ricordiamo anche che Mucchetti ha un intenso e proficuo scambio di idee con il presidente di Intesa San Paolo Giovanni Bazoli. E che però proprio Intesa San Paolo per volere del suo amministratore delegato Corrado Passera aveva, contro molti gufi, sostenuto con forza la privatizzazione. Non è che Mucchetti non ci dice nulla di nuovo su Alitalia ma ci dice qualcosa di nuovo su Intesa? Giuseppe De Filippi

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