Bersani è già il segretario del Pd
Mancano ancora poco più di due mesi al fatidico 25 ottobre ma i giochi sembrano essere già chiusi. La partita tra il segretario uscente del Pd, Dario Franceschini e l'ex ministro delle Attività produttive, Pier Luigi Bersani, per la guida del partito, sembra essere già stata vinta dall'uomo delle liberalizzazioni. Certo, in politica tutto può sempre accadere, ma questa volta per Franceschini sembra non esserci scampo. Bersani piace. Il sondaggio della Ipr Marketing lo dà vincente con uno scarto di 19 punti percentuali sul suo avversario (anche se Dario sostiene di averne in mano uno della Ipsos che lo darebbe vincente con 10 punti di vantaggio). E poi, c'è una cosa che non si può tralasciare. Bersani piace al centrodestra. Logico piace per come può piacere a degli avversari politici, ma godere di certi apprezzamenti alla fine qualche vantaggio lo porta. L'ultimo, cronologicamente parlando, arriva dal ministro leghista Roberto Calderoli: «Scopa nuova, scopa meglio». Certo paragonare Bersani ad una scopa forse non è proprio il massimo però spiega bene una dichiarazione del leader della Lega, Umberto Bossi, rilasciata la settimana scorsa alla festa del partito a Ponte di Legno: «Se ipoteticamente fossi chiamato a scegliere uno tra i nomi in campo sceglierei sicuramente Bersani. È di Piacenza e conosce bene i problemi del lavoro». E proprio analizzando la provenienza territoriale di Bersani si può capire quanto importanti siano questi apprezzamenti. È risaputo che nelle ultime elezioni Europee la Lega abbia sottratto parecchi elettori in Emilia Romagna alla sinistra e che proprio dal Senatùr arrivi quest'apertura è decisamente significativo. Ma non solo dal partito del Sole delle Alpi arriva il sostegno, ancora più incisivo è stato il Pdl. Il 17 agosto il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, intervenendo a Un giorno da pecora su Radio 2, disse: «Se dovessi scegliere una persona di sinistra come compagno di cordata al quale affidare la mia vita sceglierei Bersani, perché mi sembra più affidabile rispetto a Franceschini». Se poi dalle singole dichiarazioni si passa ai riconoscimenti in grande scala allora tutto si palesa. Il caso è scoppiato proprio nel momento in cui è stato redatto il programma del Meeting di Comunione e Liberazione a Rimini. All'incontro annuale organizzato dal movimento cattolico fondato da don Luigi Giussani infatti è stato inserito nessun esponente della mozione Franceschini. Una scelta che non dispiace per esempio al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Carlo Giovanardi: «Credo, rifacendomi a quanto dice anche Cossiga, che se dovessi scegliere preferisco il comunista Bersani al catto-comunista Franceschini. Credo poi sia ovvio che un partito di centrosinistra consegni la sua storia ad un ex Pci». Quindi non resta che aspettare e sperare, come sostiene il Sottosegretario alla Giustizia, Elisabetta Casellati: «Abbiamo bisogno di un'opposizione che non sia più gossippara e giustizialista». Due mesi ancora e forse, citando lo slogan di Bersani, «un senso a questa storia» ci sarà.