Gli Agnelli, Buddenbrook all'italiana
In una vicenda come quella lanciata in televisione, occorre essere quanto mai garantisti. Fino a quando non c'è una verità giudiziaria, e un colpevole passato in giudicato, vale la presunzione di innocenza. Non tanto perché si tratta della Famiglia Agnelli ma perché questo principio, garantito dall'etica ancora più che dalla Costituzione, si applica a qualsiasi indagato ed a qualsivoglia reato. Al momento, non c'è stata alcuna comunicazione giudiziaria, anche se - come doveroso - le autorità tributarie hanno aperto un'indagine. Se, tuttavia, le illazioni di questi giorni avessero fondamento e la Giustizia appurasse che gli Agnelli hanno detenuto illegalmente all'estero tra uno e due miliardi di euro, il caso sarebbe gravissimo non unicamente dal punto di vista tributario ma da quello della politica e dell'etica. La Famiglia Agnelli ha avuto decine di biografi, più o meno autorizzati. Pure i «biografi di corte» hanno dovuto ammettere che la FIAT, di cui la Famiglia Agnelli è il principale azionista, ha beneficiato di contributi diretti di circa 40 miliardi di euro (al valore attuale) oltre che di un supporto indiretto rilevantissimo (da una politica dei trasporti a favore delle strade e delle autostrade invece che delle ferrovie e delle vie marittime fino a una politica commerciale protezionista fino alla fine degli anni '60 e a una miriade di sostegni puntiformi quali il nuovo palcoscenico della Scala, utilizzato a pieno unicamente da Franco Zeffirelli per la sua grandiosa Aida). La metalmeccanica è stata, ed è, una delle maggiori glorie dell'industria manifatturiera italiana. Se, però, venisse provato che i fondatori, proprietari ed ora maggiori azionisti avessero operato non solamente al riparto di aiuti dei contribuenti ma anche di maxi-evasioni tributarie, le biografie, anche le più impertinenti e meno autorizzate, andrebbero riscritte. Gli Agnelli apparirebbero dei Buddenbrook all'italiana; esauriscono la loro carica vitale ed il senso della responsabilità pubblica nel giro di quattro generazioni (come nel romanzo di Thomas Mann, in cui i "vecchi" avevano operato non per gli utili della ditta ma per bene dell'intera Lubecca), ma perché la loro "caduta" (titolo iniziale del libro di Mann) avviene per il reato più odioso (l'evasione tributaria) da parte di chi tanto ha avuto dai contribuenti. Il danno in termini di reputazione alla famiglia ed all'Italia sarebbe gravissimo: alcuni anni fa, alle prese con le vicende Enron e WorldCom, econometrici americani lo hanno stimato pari a 16 volte il valore del risarcimento finanziario richiesto dalla Giustizia. Il 13 agosto, l'Università di Innsbruck ha pubblicato un lavoro analitico empirico che conferma indirettamente stime di questa portata. Le azioni FIAT oggi detenute dagli Agnelli passerebbe all'Erario (quindi una maxi-nazionalizzazione). E alla Famiglia converrebbe sparire dall'Italia e dai Paesi Ocse in generale. Uno scenario da non auspicare. Ma nemmeno da ignorare. Giuseppe Pennisi