"L'Udc con noi, ma Casini si sbrighi"
Ministro Fitto che idea si è fatto delle ultime prese di posizione della Lega? «Mi sembra che, con il chiarimento di Bossi, la polemica sia chiusa. Detto questo, io non ci mi soffermerei più di tanto. Cito come esempio, l'anno scorso». Si riferisce alle sortite del Senatùr, la scorsa estate, sul federalismo fiscale? «Esattamente. Alcuni temi sono posti con forza anche in concomitanza alle feste di partito. Accadde l'anno scorso con il federalismo fiscale. Accade oggi su altri temi». Quindi è soddisfatto dal dietrofront di Bossi? «Le sue parole sull'inno di Mameli sono un chiarimento importante. È evidente che in una festa di partito, parlando ai propri elettori, si rendano evidenti le proprie posizioni e i propri valori. Ma il rapporto tra Berlusconi e Bossi è solido, basato su cose concrete non sulle chiacchiere». Alemanno, commentando le uscite dei leghisti, ha esortato il Popolo della Libertà a far sentire di più la sua voce. È d'accordo? «In questi giorni ho letto e ascoltato tante interviste. Credo che i tre coordinatori del Pdl, Verdini, Bondi e La Russa siano intervenuti in modo efficace e responsabile. Non bisogna parlare a dei tifosi, magari solo per contrapporsi. Bisogna trovare i punti di convergenza. E loro lo hanno fatto». Cosa risponde a chi, all'interno del Pdl, parla di ricatto del Carroccio? «Parlo per esperienza reale. In tutti questi mesi di governo non ho mai colto un ricatto da parte dei leghisti. Ritorno ancora sul federalismo fiscale: l'anno scorso sembrava dovesse venire giù il mondo. Poi, piano piano si è arrivati ad un provvedimento equilibrato». Sì, ma c'è sempre una mediazione però... «Tutto è stato sempre recondito da Burlesco a quelli che sono i riferimenti concreti, alle cose importanti». Accadrà la stessa cosa anche con il piano Sud? «Io sto alle parole di Dossi quando parla di Mezzogiorno come questione per il governo importanti. Se il timore della Lega è quello di mettere in movimento soldi senza regole e precisi criteri, ho anche io lo stesso timore, così come il presidente Berlusconi. Siccome questo è l'unico tassello che pone la Lega, non vedo punti di contrasto». Intanto, tra i parlamentari meridionali, qualche mal di pancia continua ad esserci. «Guardi, il piano Sud è la prima vera azione strategica per il Mezzogiorno dopo anni. Il federalismo è una delle gambe del governo. L'altra è il Mezzogiorno. Nella fase di costruzione del federalismo si andrà di pari passo con il programma di rilancio del Sud». Quindi secondo lei le due cose sono collegate? «Sì. Il federalismo fiscale non è un problema per le regioni meridionali. Prendo le distanze da quella che considero una mentalità vecchia ma che ancora ritorna. E cioè quella che chiede solo più fondi per il Sud. È un modello sbagliato». Qual è quello giusto allora? «Pensare ad un programma concreto di rilancio del Mezzogiorno. Le regioni oggi hanno una responsabilità enorme. Nelle ultime settimane la discussione si è un po' arenata sui Fas (fondi per le aree sottoutilizzate ndr). Io invece anteporrei qualche considerazione». Tipo? «Tipo qual è il livello di spesa negli anni precedenti, per esempio tra il 2000 e il 2006. Se si scopre che poi questi fondi non sono stati ancora spesi del tutto, allora tutta questa discussione è davvero paradossale». Veniamo ad altro appuntamento importante: le regionali. La Lega sembra già essere sul piede di guerra. «È legittimo che la Lega rivendichi la guida di qualche regione. Nel nord si vince grazie a questa allenza. Saranno il premier e Bossi a fare le valutazioni finali». Al nord si vince grazie all'alleanza con la Lega. E al sud? «Al sud il Pdl ha un consenso molto elevato. In alcune zone è al 48%. Abbiamo le carte in regola per presentare un programma alternativo alla sinistra. E lo vogliamo fare anche in base alle scelte di candidati adatti. Se questo significa allargare la maggioranza all'Udc, io credo sia un fatto positivo». Un'alleanza che ancora sembra in alto mare. «L'Udc nelle regioni del Sud, in questi anni, ha fatto opposizione con noi. E ora sta per cominciare una fase nuova, in cui possiamo continuare a lavorare insieme. È giusto che accada ed è il mio auspicio. Ma aggiungo, con deve avvenire con una verifica rapida. Non c'è tempo per lunghe trattative». Lei è amico di Casini. Crede sia questa la sua volontà? «Credo che per loro sia più logico e naturale allearsi con il Pdl che con la sinistra. Conosco Casini da tantissimi anni. La mia sensazione è che voglia capire cosa sta succedendo intorno a lui». E sul candidato, avete trovato, intanto, un possibile accordo? «Di nomi ne girano. Ma io non voglio entrare nel toto nomine, non mi sembra utile in questo momento. Quello che bisogna fare è prima pensare ad un programma preciso e poi scegliere la persona adatta. Ci stiamo lavorando».