Il risiko delle Regioni
Alla fine le "sparate" di Umberto Bossi e dei suoi colleghi di partito resteranno come eco lontane della ormai consueta estate urlante della Lega. Perché, come avviene sempre, la scelta dei candidati per le elezioni regionali del prossimo anno verrà fatta rispettando i rapporti di forza dei partiti. E questo vuol dire che all'interno della maggioranza si sa già che nella divisione delle poltrone al Carroccio andrà una Regione (il Veneto), alla parte del Pdl che fa capo a Forza Italia gli altri Governatori del Nord, ad An un paio di Regioni al Sud e con buona probabilità, se Casini deciderà di cedere alle lusinghe degli uomini di Berlusconi, all'Udc spetterà il candidato per la presidenza della Puglia. Giochi chiusi dunque? Non completamente perché restano ancora aperte alcune scelte dei candidati e da chiarire qualche rapporto di forza tra gli ex di An e di Forza Italia. Uno dei punti fermi è che Roberto Formigoni non lascerà il Pirellone. Alla Lega quella poltrona piace molto, moltissimo ma Berlusconi non è disposto a barattarla con nulla e nessuno. Più aperta, invece, la partita sulla presidenza del Piemonte. Anche perché la Regione governata da Mercedes Bresso è un terreno tutto da conquistare per il Pdl. Per questo Berlusconi potrebbe anche decidere di lasciarla alla Lega che avrebbe già pronto il suo candidato, Roberto Cota. In alternativa ci sarebbe l'azzurro Guido Crosetto. Ma la corsa per il Piemonte è legata a doppio filo a quella per il Veneto. Perché Bossi non vuole accettare come unica scelta una Regione dove la maggioranza rischia di perdere. Perciò è disposto a dire sì a patto che ci sia anche il via libera per il Veneto. Dove i candidati per sostituire Giancarlo Galan sono due, il ministro dell'Agricoltura Luca Zaia e il sindaco di Verona, Flavio Tosi. Una concorrenza che, per il momento, è ancora una grana che il leader del Carroccio deve riuscire a risolvere. Da una parte c'è la voglia di premiare un ministro che sta dimostrando di difendere al meglio le istanze degli degli agricoltori e allevatori italiani. Dall'altra un sindaco molto ambizioso, eletto solo due anni fa con il 60 per cento dei consensi. E qui iniziano i problemi. Potrebbe essere proprio il fatto di essere il primo cittadino della seconda città più popolosa del Veneto a far aumentare le quotazioni di Zaia. Infatti, se Tosi venisse candidato a governatore sicuramente il Pdl rivendicherebbe la poltrona della città degli Scaligeri. Se invece a quella poltrona si sedesse Zaia il posto lasciato libero al ministero rimarrebbe saldo alla Lega per non sbilanciare gli equilibri all'interno del governo. Ma se la matassa non si districasse allora potrebbe spuntare un terzo nome, magari quello della veronese, sottosegretario alla Salute, Francesca Martini. E Galan? Quale ruolo affidargli? Qualcuno, per esempio, parla di un riconoscimento a presidente dell'Enel. Sempre che non decida di candidarsi lo stesso alla Regione con una propria lista civica. A Forza Italia spetterà invece la scelta del candidato per la Liguria da contrapporre a Claudio Burlando. Sarà il ministro Claudio Scajola a guidare le «operazioni» per trovare il nome giusto, confidando magari in un appoggio dell'Udc. Ma il partito di Pier Ferdinando Casini potrebbe rivelarsi decisivo soprattutto per le sfide al Sud, in particolare nel Lazio e in Puglia. In quest'ultima Regione il pressing sui centristi è fortissimo. E le dichiarazioni dell'Udc contro Nichi Vendola sembrerebbero far capire che l'alleanza con il centrosinistra sia stata ormai scartata. A Casini andrebbe la candidatura per la presidenza della Regione, una poltrona per la quale sarebbe già pronta Adriana Poli Bortone. Più complicato, invece, il discorso per il Lazio. Dei nomi che sono circolati, quelli dell'imprenditrice Luisa Todini o, in subordine, della leader dell'Ugl Renata Polverini, Alleanza Nazionale non vuole neppure sentir parlare. Gli uomini di An fanno un ragionamento molto semplice: se Forza Italia ha già scelto anche il candidato per la Campania (il presidente degli industriali napoletani Gianni Lettieri) deve lasciare a noi la scelta per il Lazio, visto che Luisa Todini è considerata esponente di FI e Renata Polverini non è comunque una scelta di via della Scrofa. In campo tornano dunque i nomi che circolano da un po': il senatore di An Andrea Augello, che è già stato assessore al bilancio nella Giunta Storace e il deputato Fabio Rampelli. Ma anche nel Lazio sarà decisivo l'appoggio dell'Udc. Se Pier Ferdinando Casini si schiererà con il centrodestra la sfida con il Pd potrebbe essere in discesa, altrimenti la partita potrebbe rivelarsi più complicata del previsto. Se il «no» di Alleanza Nazionale sarà rispettato Luisa Todini potrebbe essere dirottata sulla candidatura per strappare l'Umbria a Maria Rita Lorenzetti. Infine resta la Calabria. Nel risiko delle candidature la scelta va ad Alleanza Nazionale, che avrebbe già pronto il suo candidato, il sindaco di Reggio Giuseppe Scoppelliti. Anche in questo caso aspettando il «benefico» appoggio dell'Udc.