Scontri tra Hamas e seguaci di Al Qaeda A Gaza sei morti e più di quaranta feriti
AGaza il venerdì santo si tinge di rosso sangue. Durante il giorno di preghiera sono scoppiati alcuni scontri tra poliziotti di Hamas, il movimento islamico palestinese al potere nell'area, ed esponenti di un piccolo gruppo ultraradicale, Jund Ansar Allah, ispirato agli slogan di Al Qaeda. I componenti che hanno scagliato l'offensiva si definiscono «Guerrieri di Dio». Sono riusciti a costituire una loro roccaforte attorno a una moschea di Rafah, vicino al confine fra la Striscia e l'Egitto: accusano Hamas di non attuare col necessario rigore la Sharia. Lo scontro è avvenuto a margine di un sermone tenuto da un leader del movimento nella moschea, in occasione della preghiera del venerdì. «Dichiaro la nascita dell'Emirato Islamico di Rafah», avrebbe detto Abdel-Latif Moussa, l'esponente del gruppo, il cui nome di battaglia è Abu al-Nour al-Maqdessi. Poi è esploso il caos, che si è concluso solo quando le guardie di Hamas sono riusciti a espugnare la moschea dei ribelli e hanno iniziato a contare morti e feriti a terra. Intanto in Israele è rientrato l'allarme per un presunto rapimento di un soldato israeliano. A gerusalemme e Tel Aviv la gente si è quindi nuovamente concentrata sul soldato rapito nell'estate del 2006: Gilad Shalit. Il ragazzo è nelle mani degli estremisti islamici e ieri, prima dell'inizio del riposo sabatico (shabat, ndr) un drappello di persone, appartenenti al gruppo di pressione costituito dai familiari di Shalit, si è raccolto sotto le finestre della residenza del premier, Benyamin Netanyahu. Al grido di «Lo vogliamo a casa, lo vogliamo a casa!» i partecipanti hanno innalzato striscioni, vessilli e immagini del prigioniero, sollecitando un rilancio dell'iniziativa negoziale.