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«Noi, l'unico argine contro la Lega»

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«Bossiè molto intelligente. Ci conosce e ci vuole evitare perché sa che siamo gli unici in Parlamento e nel Paese ad avere avuto il coraggio di dire no alla Lega, no ad un finto federalismo, no ad un provvedimento che finisce per umiliare il Mezzogiorno». Lo ha detto ad Otranto il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini, rispondendo alle dichiarazioni del ministro delle Riforme, Umberto Bossi, che aveva detto di non essere interessato ad un riavvicinamento dell'Udc al centrodestra in previsione delle elezioni regionali del prossimo anno. «Bossi in questo momento ha carta bianca - ha aggiunto Casini - gli è stata concessa la possibilità di fare il bello e il cattivo tempo e gli unici che hanno il coraggio di alzare la schiena davanti a Bossi siamo noi. Siamo contenti che lo abbia capito anche lui». Un replica acida al Senatùr che ieri aveva cassato ogni tentativo di riavvicinamento con l'Unione di Centro. «Lasciamoli dove sono, rompono e basta - aveva tagliato corto Bossi- in Padania non abbiamo bisogno dei voti di nessuno. I voti li abbiamo e poi mi domando: con l'Udc siamo sicuri poi di poter governare?». Una polemica sulla quale sono intervenuti anche altri esponenti della maggioranza. Il ministro per l'attuazione del programma, Gianfranco Rotondi, diplomaticamente ha spiegato che «il ritorno dell'Udc è cosa buona e giusta, ma senza polemiche con la Lega. Tra l'altro l'Udc non basterebbe a sostituire il partito di Bossi». Ua maggiore disponibilità è arrivata invece dal capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto: «Per le regionali auspichiamo che sia possibile estendere l'alleanza anche all'Udc». Sul punto è intervenuto anche Gaetano Quagliarello, vicepresidente vicario dei senatori del Pd, per il quale «con l'Udc ci si confronta sui principi e sui programmi, non sugli slogan e sui pregiudizi». A gettare benzina sul fuoco è stato però anche il ministro delle riforme, Roberto Calderoli: Per il governo un'alleanza elettorale con l'Udc vorrebbe dire morire di fuoco amico». Nervi tesi insomma per le possibili manovre di alleanze nel centrodestr. Mentre la querelle montava, però, Casini lanciava dale spiagge di Otranto la campagna del suo partito a favore di legge sul quoziente familiare. E cioè di quel meccanismo fiscale che riduce le tasse e aumenta le detrazioni per le famiglie italiane in base al numero dei figli. «Più figli, meno tasse: il quoziente familiare significa dare ossigeno alle famiglie italiane e rilanciare la natalità. Siamo il Paese in Europa che fa meno figli: questa è una grande questione politica che deve riguardare il Governo e il Parlamento. Non possiamo continuare a lamentarci delle invasioni altrui nel nostro Paese quando gli italiani non fanno più figli» ha spiegato il leader centrista che non ha mancato di punzecchiare il governo sull'argomento. «Continuando così nei prossimi anni avremo nelle scuole del nostro Paese solo bambini extracomunitari. Dobbiamo rilanciare la natalità, ma per fare questo aiutare la famiglia è indispensabile - ha aggiunto -. C'è stata una promessa in campagna elettorale del presidente Berlusconi, il quoziente familiare: chiediamo che si passi dalle parole ai fatti con questa sottoscrizione». Fil.Cal.

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