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Gasparri: "Porterò Bocca in tribunale"

Gasparri

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Le opinioni di Silvio Berlusconi sul gruppo Espresso-Repubblica sono note. L'articolo di Giorgio Bocca sull'Espresso, con deliranti accuse di collusione in Sicilia tra carabinieri e mafia, conferma in modo clamoroso la fondatezza di quei giudizi. Le parole news di Bocca meritano un seguito in tribunale. Me ne farò promotore con tutti i carabinieri ed ex carabinieri che si vorranno associare alla denuncia. Bocca ha offeso tutti i carabinieri di ieri e di oggi, i trentatre appartenenti all'Arma uccisi dalla mafia, la memoria del generale Dalla Chiesa, che fu a Corleone, giovane capitano, e a Palermo, prefetto martirizzato da cosa nostra. Bocca da molti anni dimostra cosa sia l'usura del tempo. Ogni suo articolo è una serie di insulti, in genere diretti a Berlusconi e a tutti noi del Pdl. Ora ha scelto i carabinieri. Si potrebbe entrare nel merito di ogni singola vicenda. Ricordare che non sono certo i Ciancimino padre o figlio la bocca delle verità. Che i carabinieri hanno realizzato i più clamorosi arresti. E c'è un'altra vergogna. Un eroe della lotta alla mafia, il gen. Mario Mori, deve ancora subire processi a Palermo, la cui causa, a mio avviso, è proprio da ricercare nell'impegno antimafia dell'Arma. Anni fa un presunto pentito, Baldassare Di Maggio, di cui si era occupato il giudice Caselli, fu rimandato in Sicilia come premio per il presunto ravvedimento. Nell'isola, a piede libero, si dedicò allo sterminio dei suoi rivali. I carabinieri fecero conoscere questa verità. Caselli, invece di rispondere nelle sedi opportune di questa allucinante vicenda, se ne uscì con la nota e sconcertante affermazione per la quale questa serie di omicidi, resi possibili dalla generosità di chi proteggeva Di Maggio (tutti tranne i carabinieri) era frutto della «gestione dinamica» dei pentiti. E oggi invece di processare i colpevoli di questo scandalo criminale si molesta Mori. Anche perché, a nostro avviso, i carabinieri hanno messo le mani su un'altra vicenda che ha disturbato certi ambienti della magistratura. Anni fa proprio all'Arma un altro pentito, Siino, il geometra di cosa nostra, affidò accuse contro un magistrato che fu braccio destro di Caselli. La cosa disturbò i soliti noti e causò guai a carabinieri. Di Maggio poteva uccidere per generosità dei suoi protettori di Stato. Siino invece doveva tacere. Se Bocca riuscisse a capire i fatti si renderebbe conto che le cose sono all'opposto di quanto scrive, o meglio, delira. Collusi e complici si trovano in tanti ambienti. Ce ne sono stati tra i politici e anche tra i magistrati. I carabinieri hanno invece le carte in regola. E l'Italia oggi li ringrazia una volta di più. Mentre per Bocca facciamo appello ai familiari e prepariamo denunce. Maurizio Gasparri Presidente senatori del Pdl

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