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Il mondo dello spettacolo si ribella: «Un'idea balzana»

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CausticaElena Sofia Ricci, protagonista della celebre fiction I Cesaroni, sulle dichiarazioni del Ministro Zaia. «A me sembra che negli ultimi tempi non ci sia una grande attitudine a collegare il cervello con la bocca prima di parlare. Ci piacciono i sottotitoli? Che si trasmettano allora a un'ora decente quei tanti bei film in lingua originale che in genere vanno in onda di notte». Amaramente ironico anche Flavio Insinna: «Guardi, avevo la sacca del mare in mano e m'è caduta… Non c'ho parole, né in dialetto, né in italiano. D'altronde «un bel tacer non fu mai scritto»: certe volte tacendo, in italiano o in dialetto, si fanno delle figure bellissime». Mordace e corrosiva Cinzia Leone: «Ma che ironia! Che proposta spiritosa! Davvero, la più spiritosa di tutta l'estate… Un'idea balzana ma da ridere: quasi potrebbe diventare il format di un programma comico». E incalza: «Non si può regionalizzare una rete solo perché magari a qualcuno dà fastidio che I Cesaroni parlino romano. Quella è una fiction che tutti vedono con gioia. In gioco c'è la democrazia, l'unità del nostro Paese che proprio nella sua lingua, l'italiano, trova il luogo di riconoscimento dell'identità collettiva. Vede - prosegue - in Sardegna c'è una soap opera in dialetto sardo che anch'io guardo. Quella mi sta bene, come l'idea di una riscoperta dei nostri idiomi dialettali. Ma per far questo non va regionalizzata una rete, che democraticamente deve accontentare più target. Se no poi avremo anche l'annunciatrice in dialetto, o la pubblicità in dialetto. E lì saranno problemi, visto che la pubblicità ha bisogno di una identificazione collettiva. Peggio ancora, sa cosa avremo? Gli ultras degli ascoltatori del Trentino che si scontreranno con gli ultras degli ascoltatori della Basilicata». La questione però è seria: «Io sono una tipa curiosa. È interessante vedere programmi in dialetto, ma non devono essere mandati in onda solo in quella regione. Perché mi si deve privare dell'opportunità di conoscere il resto del mio Paese? Dato che in giro di guerre ce ne sono poche, perfetto così, alimentiamole ancora un po'. Aiuta l'armonia e placa i dissidi insiti nell'essere non solo di un altro Paese, ma persino di un'altra città. A questo punto mi regionalizzo anch'io e le dico, come si usa a Roma, che qui davvero "ognuno se la canta e se la sona come je pare"».

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