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Il Sud batte cassa ma butta i soldi

Antonio Bassolino

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{{IMG_SX}}Ci sono la sanità, le borse di studio e le primarie. Ci sono anche le divise per gli autisti, le consulenze d'oro e le feste organizzate in giro per il mondo. Sono le tante, troppe storie di sprechi: soldi investiti dalle regioni del Sud in modo più o meno frivolo, su progetti più o meno importanti, seguendo iter più o meno chiari. Il tutto mentre le casse delle singole realtà locali piangono, nel vero senso della parola. A discapito non di banalità o cose frivole ma di elementi centrali: vedi ospedali, vedi strade e autostrade, vedi scuole e uffici. Dalla Campania alla Puglia, dalla Calabria alla Sicilia: cambiano le realtà e i soggetti, spesso però l'abitudine è la stessa: lo spreco. Il club delle meraviglie degli sprechi ogni giorno si arricchisce di una nuova puntata, con un trend antico ma quanto mai attuale. Vicende che riempiono quotidianamente le pagine dei giornali locali e che, riflessi in un quadro nazionale, con il governo impegnato a varare un piano di rilancio del Mezzogiorno, risultano un vero e proprio campanello di allarme. Nella sola Campania le cronache sugli sperperi di Bassolino sono praticamente all'ordine del giorno. Soltanto nell'ultima settimana il governatore della Campania è stato al centro di due diversi casi. Il primo: 40 mila euro pagati dalla Regione Campania per le divise degli autisti della giunta. Divise però realizzate male, con tessuti inadeguati e misure sbagliate. Quindi, tutto da rifare e soldi buttati dalla finestra. Secondo caso: le consulenze d'oro. Con tanto di rinvio a giudizio per Bassolino per vicende risalenti a quando era commissario straordinario per l'emergenza rifiuti. Si parla di oltre 70 mila euro pagati ad un avvocato esterno per una consulenza, considerata dalla procura di Napoli «indebita e ingiustificata». Anche qui, soldi buttati via. Sempre Bassolino, nel 2007, era stato nell'occhio del ciclone per le feste organizzate a New York. Non casi spot, ma eventi progettati nei minimi particolari. Con una sede di oltre 300 metri quadrati a Manhattan, nel cuore della Grande Mela, inaugurati dallo stesso Bassolino nel 2003 come sede americana della Regione campana. Costo complessivo: 500 mila euro l'anno. La situazione non è molto diversa in Puglia, anzi. Delle vicende legate alla malasanità pugliese i giornali ne parlano da giorni. C'è poi, nel capitolo spese della giunta regionale, un'altra voce che desta non poche critiche. Il governatore Nichi Vendola un po' di tempo fa ha lanciato l'operazione «bollenti spiriti». Obiettivo: frenare la fuga di cervelli oltreconfine. In pratica, la Regione Puglia paga i corsi post laurea degli studenti più bravi. Dei veri e propri master post universitari, svolti sia in Italia sia, meglio ancora, all'estero. Il programma prevede un assegno per i vincitori di 7.500 euro per i master in Italia e ben 25 mila euro per quelli all'estero. Cifre importanti che permetterebbero di seguire corsi nelle più rinomate università Usa. E invece si scopre che una parte degli studenti finanziati ha scelto un corso all'estero, ma organizzato da scuole di formazione italiane, o meglio ancora pugliesi, e soprattutto in lingua italiana e con docenti italiani. Praticamente, una vacanza. Sprechi su sprechi, soldi su soldi. Cambia la scena ma il quadro è sempre lo stesso. L'ultima notizia arriva direttamente dalla regione guidata dal Pd Agazio Loiero. Succede in Calabria, dove la giunta regionale ha appena approvato un progetto di legge per dare 600 mila euro a partiti e amministrazioni per organizzare le primarie. L'intento sarebbe, secondo quanto si legge sul documento appena approvato - con il voto contrario di Pdl, Idv e Comunisti italiani - «restituire la sovranità ai cittadini». Volendo lasciare da parte l'aspetto politico di una legge regionale che di fatto agevola la leadership dell'attuale governatore della Calabria, già pronto a ricandidarsi, il dato più allarmante è che di fatto sarà una campagna elettorale a spese dell'erario. Certo, l'ultima parola l'avranno gli elettori. La domanda però è: a che prezzo?

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