Truffa in Regione Fanno shopping invece di lavorare
Unmodo per procurarsi «un ingiusto profitto - si legge nell'avviso di conclusione delle indagini preliminari - rappresentato dal monte ore indebitamente retribuitogli dalla pubblica amministrazione, arrecando un corrispondente danno economico alla Regione Basilicata». E alla truffa, sempre secondo l'accusa, si aggiunge il peculato, per l'uso indebito delle utenze telefoniche dell'ufficio di rappresentanza, che sarebbero state utilizzate «in modo assolutamente sistematico, ripetuto e continuativo, per chiamate personali e private pari ad oltre l'88 per cento del complessivo ammontare delle bollette pagate dalla Regione Basilicata», che anche in questo caso risulta parte offesa. In alcuni casi - secondo le indagini condotte dai carabinieri del Noe del colonnello Sergio De Caprio (il "capitano Ultimo" che arrestò Riina), dalla squadra mobile e dalla polizia municipale di Potenza - venivano fatte telefonate "mute" ai cellulari di parenti, al solo scopo di ricaricarne il credito telefonico. Gli impiegati per i quali Woodcock si accinge a chiedere il rinvio a giudizio, per concorso in truffa e peculato, sono Pasqualina Gravela, Maddalena Ferraiuolo, Antonio Grassi, Nicola Mario Padula e Rosario Golia per concorso in truffa e per peculato. Avviso di conclusione indagini anche per Mario Araneo, un collaboratore esterno del presidente della Regione Basilicata Vito De Filippo, accusato di peculato sempre per l'uso indebito dei telefoni dell'uffici di rappresentanza romani.