Non cercate camicie di forza
quantoper delineare le prospettive future del sistema politico italiano». Ad esprimersi così non è stato un centrista desideroso di tornare alla corte di Berlusconi, bensì il coordinatore del Pdl, nonché ministro dei Beni Culturali, Sandro Bondi. Quando l'esponente forse più vicino al premier ha scritto l'articolo «E adesso il Pdl deve recuperare Casini» forse non sapeva che il leader dell'Udc si era da poche ore incontrato con il collega ministro Raffaele Fitto. Il loro forse non è stato un vero e proprio «vertice» ma sicuramente all'ombra del bar del villaggio Alimini di politica e di alleanze si è parlato. A marzo si voterà per le regionali e la scadenza appare davvero imminente. Tanto più in Puglia dove la temperatura, anche mediatica, si è fatta rovente. Se il Veneto sarà il banco di prova dei rapporti del Pdl con Lega, è nella regione roccaforte di D'Alema che si svolgerà la sfida più importante fra centrodestra e centrosinistra. Con l'Udc, manco a farlo apposta, arbitro della partita. Pier Ferdinando Casini e Lorenzo Cesa guidano un partito che dal 2006 ha saputo costruirsi, rischiando forte, la propria autonomia e credibilità. Restare al centro significava correre il pericolo di finire come un vaso di coccio fra due vasi di ferro. Il vaso dell'Udc ha resistito e se oggi sia Bondi che Franceschini aprono all'alleanza con i post-dc non è perché i centristi siano «in cerca di compagnia» ma semplicemente perché sul mercato politico loro ci sono, eccome. Ovviamente, avendo sudato tanto per sopravvivere elettoralmente all'onda d'urto del bipartitismo, né Casini né Cesa hanno alcuna voglia di disfarsi del piccolo patrimonio politico accumulato. L'accordo con il Pdl in Puglia o altrove è una possibilità, non v'è dubbio, ma tutta da verificare. Nella regione degli scandali giudiziari di queste settimane vanno delineandosi scenari diversi: nel Pdl potrebbe farsi largo la candidatura autorevole di Gaetano Quagliarello e a sinistra Vendola potrebbe non godere più del sostegno del Pd. Insomma, il quadro è ancora tutto aperto e soprattutto bisognerà conoscere l'opinione di D'Alema e quanto questa peserà nel suo partito. Le lancette dell'orologio si spostano quindi al mese di ottobre ed al risultato del congresso del Pd. Nel frattempo Casini, per non sbilanciarsi, anche geograficamente ha fatto una scelta centrista: il villaggio nel quale sta trascorrendo le sue vacanze è a metà strada fra la residenza di Fitto (che, come è stato scritto, ha già incontrato) e l'albergo nel quale è in villeggiatura Bersani (che, chissà, potrebbe salutare nei prossimi giorni, lontano dai riflettori). Sotto l'ombrellone il leader dell'Udc si può godere il relax e gli effetti positivi della sua rinnovata centralità politica. In autunno, già lo sa, Pdl e Pd torneranno alla carica per siglare eventuali alleanze. Anche in questo caso, troveranno una Udc ferma e determinata a non indossare una nuova camicia di forza. Non sarà una strategia dalle “mani libere”, piuttosto l'affermazione di un criterio federalista. Non nel senso della Lega ma in quello di Don Luigi Sturzo, storico fondatore della Dc e convinto federalista. Se quest'operazione politico-culturale – pensata in primo luogo da Francesco D'Onofrio – dovesse riuscire, si tratterebbe di una innovazione nient'affatto irrilevante. Che, naturalmente, lascerebbe intatto il quesito di cosa faranno Casini e Cesa alle prossime politiche. Per citare ancora le parole Sandro Bondi, «per delineare le prospettive future del sistema politico italiano» ci vuole ancora tempo e capacità di tessitura politica.